Un'estate di grandi preoccupazioni. E non, come si potrebbe immaginare, per le conseguenze della crisi economica, né per le previsioni di un autunno che rischia di essere caldo, molto caldo per le tensioni sociali. I timori estivi riguardano i destini dei tesoretti che un numero non trascurabile d'italiani continua a custodire illegalmente oltre confine, nonostante i risultati spesso disastrosi delle gestioni.
Ora, dopo i danni subiti, c'è la beffa in agguato: la possibilità che il fisco, ma perfino la magistratura, riescano a ricostruire esistenza, entità e movimenti dei conti riservati.
Il rischio è molto superiore al passato per un fenomeno nuovo. La grande crisi ha costretto banche blasonate, specializzate nella gestione dei patrimoni e famose per custodire con le massime garanzie i segreti dei clienti, ad attuare piani drastici di riduzione del personale. Ubs, Credit Suisse, Julius Baer e altre ancora hanno dovuto, forse per la prima volta, correre ai ripari, tagliando i costi con migliaia di licenziamenti. Così è maturato tra gli ex dipendenti un senso d'ingiustizia molto forte che, almeno in parte dei casi, si è sommato all'urgenza economica di chi riteneva di avere un posto di lavoro sicuro e si è trovato senza. Ecco perché la tentazione di procurarsi gli elenchi dei clienti delle gestioni con l'ammontare dei conti è stato, ed è, molto forte. Tabulati che sono già in circolazione.
Li stanno utilizzando gestori in cerca di un nuovo posto di lavoro come referenza, a dimostrazione della qualità della professione che svolgevano prima del licenziamento e delle loro potenzialità. Ma ci sono anche quelli pronti a farne utilizzi più disinvolti, come confermano le prime indiscrezioni sulla caccia ai dossier, che possono rivelarsi assai utili alla Guardia di Finanza come nelle controversie familiari, per esempio quelle tra coniugi che divorziano oppure per stabilire con maggiore aderenza alla realtà i diritti dei figli di primo letto.
Avvocati e commercialisti sono chiamati a dare suggerimenti su come trovare una via di uscita. La domanda d'obbligo è sull'opportunità di cogliere l'occasione data dalla scudo fiscale, che partirà a metà settembre. Il governo, per far rientrare i capitali, ha buone carte da giocare. Prima di tutto il contesto internazionale cambiato. Lo ha confermato, mercoledì scorso, una vera svolta: l'accordo con gli svizzeri che permetterà agli Stati Uniti di ottenere l'elenco dei 4.450 cittadini americani, sospettati d'evasione fiscale e frode, che sono correntisti dell'Ubs.
Poi c'è la severità delle nuove norme contro l'esportazione illegale dei capitali che, fra l'altro, prevedono sanzioni di carattere straordinario e la creazione presso la ben guidata Agenzia delle entrate di un'unità speciale dedicata esclusivamente all'individuazione dei capitali esportati illegalmente. Infine i gestori esteri hanno tirato troppo la corda con risultati deludenti, commissioni elevate, a volte investimenti più che discutibili di cui il cliente, essendo evasore, non può chiedere conto in sede giudiziaria.
Condizioni favorevoli, a cui va aggiunta per molti imprenditori l'urgenza di liquidità con cui finanziare l'azienda in difficoltà per la crisi, che giocano a favore del successo dello scudo fiuscale in arrivo. Ma un punto interrogativo c'è: la certezza dell'impunità, per chi fa rientrare i capitali, è soltanto per l'evasione fiscale e non comprende eventuali reati come falso in bilancio e riciclaggio.
fabio.tamburini@ilsole24