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Sanità, un macigno sui nuovi governatori

di Roberto Turno

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22 marzo 2010
Sanità, un macigno sui nuovi governatori

Certo, la voragine dei debiti di asl e ospedali è di dimensioni preoccupanti: 29 miliardi accumulati dal 2003 al 2009 valgono due leggi Finanziarie di media taglia. Ma sono anche altri i numeri che devono far riflettere: per più di 23 milioni di cittadini, il 39% del totale, la sanità pubblica è sotto tutela. Commissariata, per il 22% degli italiani, e "solo" con piano di rientro per l'altro 17%. Tutti al sud, fatta eccezione per la Liguria. Per tacere degli sprechi, del clientelismo, della corruzione, delle collusioni con mafia, camorra e 'ndrangheta.

E dei servizi scadenti, della tutela sanitaria più bassa che fa scappare al nord in cerca di cure, dei crediti alle imprese saldati dopo due anni. E di ticket e addizionali incorporate.
Tutto questo deve far riflettere i governatori che arriveranno dopo le elezioni del 28-29 marzo. Perché per loro, confermati o freschi di nomina, la partita della sanità sarà da subito esplosiva. Anche nella prospettiva del federalismo fiscale: che dopo le maxi addizionali in più previste dal «patto per la salute» per chi sgarra dagli impegni, aggiungerà la sanzione del fallimento politico totale – la decadenza – per i governatori-commissari.
Ma è proprio quel termine che suona strano: «sanzione politica». Ma a chi? Davvero alla politica o non piuttosto, ancora una volta e sempre, solo ai contribuenti?

Diciamolo chiaramente: sulla sanità sono state prese decisioni forti – prima da Padoa Schioppa, ora da Tremonti – che non potevano essere eluse. Il dramma del Sud, e in prospettiva del sistema sanitario nel suo complesso, impone scelte ferme e niente sconti. Senza trascurare le condizioni di partenza locali, le sacche di povertà sociale, la disoccupazione, quelle fragilità che più di tutte proprio da Roma in giù sono di casa.

Quel che non torna però è l'equiparazione tra sanzione politica e maxi addizionali. Da una parte la sanzione politica – oggi il commissariamento, domani la decadenza – dovrebbe colpire l'amministratore che non rispetta i patti. Dall'altra, a conti fatti, punisce sicuramente da subito gli assistiti con più tasse e ticket. Che così pagano due volte, beffati da meno servizi e più tasse. Creando tra l'altro una pericolosa spirale anti concorrenziale tra imprese che operano in territori con deficit sanitario o no. E chissà se il politico incapace davvero non sarà più eletto.

22 marzo 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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