Fra le spine del mondo moderno, non ce n'è una che sia altrettanto "globale" del cambiamento climatico: l'atmosfera è una sola e non ha confini. Eppure, nonostante gli appelli del segretario generale dell'Onu Ban-Ki Moon, che ha convocato per oggi una seduta straordinaria sul tema, non c'è leader al mondo che dia l'impressione di poter trascinare il resto dei Paesi verso la nuova era a bassa intensità di carbonio.
Harry Reid, capo dei democratici al Senato americano, ha dichiarato che «se non riusciremo ad approvare la legge sulle emissioni-serra quest'anno, lo faremo il prossimo». Proprio quel che non doveva dire: dopo otto anni di Bush, gli Usa dovevano dimostrare al mondo di essere pronti a mantenere le promesse. Obama aveva chiesto al Congresso di approvare la legge (timida, rispetto agli impegni europei) prima del vertice di Copenhagen, a dicembre. Difficilmente accadrà.
L'Unione Europea, l'unica vera trascinatrice ancorché inascoltata, ha protestato. Ma la Cina, che oggi parlerà per bocca di Hu Jintao in persona, promette «grandi novità». E se fosse Pechino, ad assumere il ruolo di leader nella lotta al global warming?