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POLITICA ESTERA / I missili in difesa degli alleati

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22 settembre 2009

Mercoledì scorso il presidente Barack Obama ha approvato le raccomandazioni del suo staff per la sicurezza nazionale, decidendo di mettere in piedi in Europa un sistema di difesa antimissile più efficace e completo. Questa decisione arriva dopo una lunga e approfondita revisione della minaccia rappresentata dal programma missilistico iraniano, e della tecnologia di cui disponiamo per farvi fronte. Ed è una decisione che renderà l'America più forte e meglio in grado di proteggere i nostri soldati, i nostri interessi e i nostri alleati.

Con la decisione del presidente potremo mettere in campo un sistema di difesa antimissile in tempi più rapidi rispetto al programma precedente, in modo da riuscire a contrastare prontamente la minaccia rappresentata dai missili balistici iraniani a corto e medio raggio.
Realizzeremo una difesa antimissile più completa rispetto al programma precedente, con più sistemi intercettori di prima e schierati in più punti di prima, e meglio in grado di difendere i nostri amici e alleati nella regione. Applicheremo una tecnologia già sperimentata, per non sprecare tempo e soldi dei contribuenti, e manterremo la flessibilità necessaria per adattare il nostro approccio di fronte a un'evoluzione della minaccia.
Tutto questo costituisce un approccio più forte e più intelligente rispetto al programma precedente, perché fa svolgere alla difesa antimissile quello che è effettivamente il suo compito, e cioè difendere l'America e i suoi alleati.

Non stiamo "accantonando" la difesa antimissile. Stiamo migliorando la nostra capacità di difendere i nostri interessi e i nostri alleati. Non stiamo abbandonando i nostri alleati: stiamo mettendo in piedi un sistema che migliora la situazione della sicurezza per gli alleati, porta avanti la cooperazione con la Nato e di fatto colloca più risorse in un maggior numero di Paesi.
Due di questi alleati sono la Polonia e la Repubblica Ceca, e noi apprezziamo profondamente la loro disponibilità a ospitare una parte del sistema precedentemente previsto. Noi continueremo a cooperare in modo ravvicinato con entrambe le nazioni ed entrambe le nazioni avranno l'opportunità di partecipare da vicino al sistema di difesa antimissile. Voglio sottolineare che siamo uniti dal nostro impegno comune in quanto alleati della Nato, e anche da legami storici, economici e culturali profondi, che non verranno mai meno.

Per sessant'anni, l'alleanza Nato ha rappresentato una forza per la difesa della pace, della prosperità e della sicurezza in Europa e in tutto il mondo, grazie all'impegno per la sicurezza collettiva incarnato nell'articolo V del suo statuto: un attacco nei confronti di un alleato rappresenta un attacco nei confronti di tutti. Un attacco contro Londra o contro Varsavia rappresenta un attacco contro New York o contro Washington. La Nato ha dimostrato questo impegno dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre, quando, per la prima volta, l'alleanza ha invocato l'articolo V e la Nato ha inviato risorse agli Stati Uniti per aiutarli a difendersi da altri attacchi terroristici.

Infine, lasciatemi ribadire quello che ha detto il presidente mercoledì scorso: questa decisione non ha nulla a che fare con la Russia; ha a che fare con l'Iran e con la minaccia che i loro programmi missilistici continuano a rappresentare. E grazie a questa decisione saremo in una posizione molto più forte per affrontare questa minaccia, e per affrontarla usando una tecnologia che funziona. Nel seguire questa nuova strada daremo chiara dimostrazione della nostra determinatezza a impegnare l'Iran, a convincere i suoi leader a fare una scelta chiara: entrare nella comunità internazionale come membri responsabili o proseguire lungo una strada che conduce a un isolamento ancora maggiore.
Ma la sicurezza dei nostri alleati e delle nostre truppe non può aspettare. È per questo motivo che abbiamo deciso di modificare il nostro approccio alla questione della difesa antimissile.

22 settembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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