Le classifiche di fine d'anno sulle città sono un gioco che il Sole 24 Ore domina da anni, appassionando e divertendo l'opinione pubblica. Ogni anno vincono piccoli centri e vengono salutati con hurrah di entusiasmo, mentre le metropoli occupano meste il fanalino di coda. E quando il sontuoso New York Times s'è provato a sua volta a questo identico passatempo il risultato non è mutato: New York è finita per ultima, come luogo meno felice del continente. A questo punto, anche per un pizzico di anticonformismo, non ci resta che provare a consolare le grandi città, tutte in zona retrocessione. Perché, cari amici, se davvero il vostro destino è così derelitto le vostre fila si ingrossano ogni giorno e le piccole città da sogno si svuotano? Perché New York, Roma, Milano, Torino mutano, cambiano si aggiornano e diventano più belle e interessanti, mentre i cittadini brontolano e si dicono infelici, sognando la campagna mentre si godono la città? Aristotele diceva già che «l'uomo è animale sociale», mugugna ma cerca di vivere, lavorare, divertirsi, crescere, tra i suoi simili. Ah, e innamorarsi ovviamente!