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SVILUPPO / 700 milioni la più grande migrazione del secolo

di Moisés Naim

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23 febbraio 2010
700 milioni la più grande migrazione del secolo

Il 16% della popolazione mondiale in età adulta desidera abbandonare il proprio paese. Ciò significa che 700 milioni di persone, più dell'intera popolazione del continente americano, lascerebbero per sempre il loro paese se avessero i mezzi per poterlo fare. Questi sono i risultati di un sondaggio condotto dalla società Gallup in 135 paesi, tra il 2007 e il 2009. I ricercatori della Gallup precisano che queste risposte riflettono aspirazioni piuttosto che reali intenzioni, e che a emigrare è solo una parte di coloro che vorrebbero farlo. Ad ogni modo, le motivazioni che spingono centinaia di milioni di persone a voler abbandonare la propria terra sono abbastanza forti da far sì che un tema ricorrente nelle conversazioni quotidiane riguardi il "come", "quando" e "dove" emigrare.
Tranne che in casi estremi, in cui guerra o carestia fanno sì che la fuga rappresenti l'unico modo per sopravvivere, l'emigrazione non è per tutti. In generale, chi affronta il rischio di iniziare una nuova vita in un altro paese fa parte della popolazione più giovane e più istruita. Solo il 10% di coloro che desiderano emigrare ha più di 35 anni, mentre il 22% ha tra i 15 e i 34 anni. Il 40% può contare su un'istruzione secondaria o superiore e solo l'11% non ha portato a termine gli studi secondari. Tuttavia, il principale fattore che contraddistingue la decisione di chi vorrebbe vivere in un altro paese è il fatto di poter contare sulla presenza di familiari e amici emigrati in precedenza e con i quali si è mantenuto in contatto. La Gallup ha riscontrato che il 59% di chi ha dichiarato di voler emigrare ha o ha avuto negli ultimi cinque anni un familiare stabilitosi in un altro paese, mentre solo il 13% non aveva nessuno sui cui poter contare all'estero.

«Qual è il tuo piano B?» è una domanda che in molti paesi viene posta con tragica naturalezza. Tutti sanno che il piano B è quello di lasciare il paese. In Venezuela, Guatemala, Nicaragua o Ecuador, prepararsi per la triste ma inevitabile eventualità di dover emigrare, quando una già precaria situazione diventa insostenibile, fa parte dell'esperienza della classe media.

Sebbene la pessima situazione economica e la mancanza di opportunità rappresentino da sole forti motivi per emigrare, l'insicurezza personale - i frequenti furti, sequestri e omicidi - diventa sempre di più il pretesto per decidere di lasciare la propria patria. «Sono disposto a rinunciare a tutto ciò che mi piacerebbe possedere - mi dice Arturo, un giovane professionista guatemalteco - ma non voglio vivere con la paura di uscire per strada. Per questo me ne sono andato». Elena, venezuelana, ingegnere industriale e la prima della sua famiglia ad aver ottenuto un titolo universitario, mi racconta che ha deciso di emigrare dopo essere stata violentata... per la seconda volta. «La prima volta fu molto traumatica, ma avevo deciso che non avrei dato loro la soddisfazione di farmi cambiare vita. Mi spostai da Maracaibo a Caracas. Un anno dopo, uscendo dal cinema con il mio fidanzato, rimasi vittima di un sequestro lampo; ci tennero in un'auto tutta la notte obbligandoci a ritirare soldi dagli sportelli automatici, violentandomi ripetutamente e picchiando a sangue il mio fidanzato. Erano militari. Dopo alcuni giorni mi trasferii a Miami, dove mi trovo tuttora illegalmente, lavoro come cameriera e vivo in una stanza in affitto. Non tornerò mai più nel mio paese». Pochi giorni fa, Javier Aguirre, l'allenatore della nazionale di calcio messicana, ha dichiarato in un'intervista che lascerà il paese perché a causa dell'insicurezza vivere in Messico è diventato insostenibile.

Arturo, Elena e Javier Aguirre sono il genere di persone con cui si può costruire una società sana e prospera. Sono loro ad aver deciso di andarsene o è stato il loro paese a cacciarli? La risposta non è importante. Il punto è che i loro paesi hanno perso il talento di questi cittadini. E la cosa fondamentale è che milioni di persone come loro stanno pensando di trasferirsi, e i loro sogni di emigrazione riducono il loro impegno nei confronti del paese e diminuiscono gli obiettivi temporali. Chi decide di emigrare non ha molti incentivi per fare progetti a lungo termine in un posto che molto probabilmente abbandonerà. È questo il processo di impoverimento che trasforma i cittadini di un paese in semplici abitanti del territorio. E quando un paese ha più abitanti che cittadini, il suo futuro non può promettere bene.

(Traduzione di Graziella Filipuzzi)

23 febbraio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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