Al netto del chiacchericcio e dei moralismi ipocriti da sopracciglio alzato, e quando la polvere si sarà depositata, sarà più agevole per tutti capire di quali reati si sono macchiati i protagonisti del "sistema gelatinoso" che si sarebbe sviluppato attorno alla Protezione civile.
Diciamo subito che l'inchiesta della magistratura, sostenuta da un torrente impetuoso d'intercettazioni telefoniche, profila in prima battuta reati gravi, che toccano personalità di primissimo piano dell'amministrazione pubblica. È il caso, per esempio, di Angelo Balducci, (presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, massimo incarico nel ministero delle Infrastrutture). Invece dell'ufficio di un civil servant di alto rango, il suo emerge come una sorta di hub, un centro-smistamento di appalti e favori, grandi e piccoli, per gli amici e per sé. La giustizia, se verrà confermato, compia allora per intero il suo dovere sanzionatorio.
Intanto, dobbiamo però già cominciare a fare i conti con la deriva culturale anti-efficientista, e sempre meno vagamente anti-privato, che qua e là affiora a margine della grande inchiesta. Deriva che parte dall'assunto per il quale la Protezione civile formato Bertolaso (ma si lascia nell'ombra il dato che anche i governi e le amministrazioni locali di centro-sinistra hanno fatto largo ricorso ai poteri speciali commissariali) è l'arma di punta del governo Berlusconi nella sua politica del "fare" che supera ogni regola e controllo, scavalca la Costituzione e dà vita a un originale modello neo-presidenzialista di fatto insofferente al bilanciamento dei poteri.
La Spa, cioè la Società per azioni, finisce così per trasformarsi – tra un'invettiva politica e un'altra, un passaggio mediatico e l'altro – in un modello societario portatore d'interessi opachi se non addirittura malavitosi. E non importa che il famoso articolo 16 sulla "Protezione civile Spa" (depennato alla Camera) del decreto del governo facesse riferimento a una costituenda società strumentale a controllo pubblico costituita giuridicamente sotto forma di Spa. No, il messaggio che affiora è che si stava "privatizzando" la Protezione civile, dove il "privato" si rintraccerebbe nella formula Spa (ovviamente sbagliando: ad esempio Poste Italiane è una Spa controllata al 65% dal ministero dell'Economia e al 35% dalla Cassa depositi e prestiti Spa) e, soprattutto, s'identificherebbe nella cupoletta affaristica che emerge dalle indagini della magistratura. Lezione conseguente: se a qualsiasi titolo si esce dal perimetro pubblico, dove imperano le leggi e le regole, si raccolgono solo scandali e, in fondo, si mette in pericolo la democrazia.
Che facciamo, allora, torniamo agli enti di diritto pubblico e aboliamo le Spa? Invece di deregolamentare facciamo più leggi? Velocità ed efficienza decisionale non s'addicono alla vita democratica? Forse la democrazia crescerebbe meglio a colpi di burocrazia pervasiva, dimenticando che già Publio Cornelio Tacito scriveva che «più leggi ci sono in una repubblica più essa è corrotta»?
Tra grandi e minuscoli eventi affidati alle cure della Protezione civile ci sono state forzature. Vanno corrette. Ma evitiamo campagne ideologiche sul crinale pubblico-privato e puntiamo su poche regole chiare e trasparenti in cui possa svilupparsi un mercato degno di questo nome.