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Intesa Sanpaolo e i giochi delle fondazioni

di Fabio Tamburini

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23 gennaio 2010

Chi la dura la vince. Il proverbio si adatta perfettamente a rappresentare lo stato d'animo del presidente della Compagnia San Paolo, Angelo Benessia. La fondazione, sotto la sua guida, è diventata il primo azionista di Intesa Sanpaolo con una partecipazione intorno al 10 per cento. E Benessia ha fatto subito sapere che era fermamente intenzionato a pesare sulle scelte di gestione. Un secondo proverbio, tuttavia, suggerisce che "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare". Per questo, almeno finora, i tentativi di Benessia sono stati respinti al mittente. Ora è partito l'ultimo, definitivo attacco in vista dell'assemblea di primavera.
Alcune bordate sono state sparate senza esito. Non è più attuale, per esempio, il tentativo di mandare in pensione il modello duale, che affianca il consiglio di gestione al consiglio di sorveglianza. Né ci sono le condizioni per arrivare al cambiamento dello statuto, che era stato immaginato per dare più poteri propri al direttore generale. Rimane aperto il terzo fronte: la direzione della Banca dei territori, a cui fanno capo le quasi 6mila filiali. Benessia ritiene che sia arrivato il momento per ridare a Torino quella rappresentanza adeguata persa con l'allontanamento dal gruppo dell'ex direttore generale Pietro Modiano.
La Banca dei territori viene considerata d'importanza centrale per le fondazioni azioniste (Cariplo, Bologna, Padova e Rovigo, Firenze) in quanto permette di giocare un ruolo nelle scelte di gruppo a livello locale e, soprattutto, di andare incontro alle esigenze, e alle richieste, in arrivo dal territorio. Il fatto è che contare davvero non è così facile. Condizione indispensabile è l'accordo, ormai in dirittura di arrivo, tra le fondazioni.
Certamente Benessia può contare su rapporti eccellenti con Antonio Finotti, presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo. Ma è altrettanto vero che i veneti sono divisi. Lo confermano i legami di un secondo veneto influente, Orazio Rossi, con il personaggio che tradizionalmente è il punto di riferimento vero della Compagnia San Paolo: Enrico Salza, presidente del consiglio di gestione Intesa Sanpaolo e su posizioni opposte a quelle di Benessia.
Ecco perché sarà interessante capire le scelte delle altre fondazioni azioniste di Intesa Sanpaolo: prima di tutto la Cariplo di Giuseppe Guzzetti, poi la Fondazione Cassa di risparmio di Bologna del presidente Fabio Roversi Monaco e l'Ente Cassa di risparmio di Firenze, che ha come referente Michele Gremigni. A sua volta Guzzetti è sempre stato in totale sintonia con Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza d'Intesa Sanpaolo. E proprio loro, alla fine, risulteranno l'ago della bilancia, nonostante la partecipazione della Cariplo non arrivi al 5% del capitale.
All'ordine del giorno sono anche le grandi manovre sulle nomine. Benessia punta ad avere un ruolo determinante nell'indicazione del direttore della Banca dei territori, destinato ad affiancare il direttore generale del gruppo Francesco Micheli. Bazoli si avvia ad essere confermato alla presidenza dopo l'elezione in consiglio d'amministrazione nella lista dalla Cariplo di Guzzetti, mentre la leadership dell'amministratore delegato Corrado Passera è riconosciuta da tutte le fondazioni. Il quarto passaggio è la presidenza del consiglio di gestione Intesa Sanpaolo: la possibilità è che finisca ai padovani di Finotti, segnando una sconfitta secca di Salza, più facile però a ipotizzarsi che a realizzarsi.

23 gennaio 2010
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