Fu in Calabria, a Capodanno del 2004, che capii che l'Europa meridionale era destinata ad avere seri problemi con l'euro. Camminando per il paesino per smaltire gli eccessi della notte prima, notai che tutti i prezzi erano stati alzati del 10 per cento. Perché? Perché era il primo gennaio, ovvio. Ma in Germania nessuno alzava i prezzi.
Avevo sempre dato per scontato che l'euro avrebbe retto perché le sofferenze ad abbandonarlo sembravano eccedere la fatica del tenerlo in piedi. Ma in un matrimonio, quando tutt'e due i coniugi mettono seriamente in discussione il rapporto, il divorzio è solo questione di tempo. Questo è un matrimonio con 16 coniugi, e la violenza domestica cresce d'intensità.
Andarsene in ordine sparso è pericoloso, imprevedibile e costoso per qualsiasi paese debole. La Germania potrebbe uscire dall'euro unilateralmente, ma il danno politico che infliggerebbe all'Unione Europea sarebbe colossale. È meglio, per tutti gli interessati, rivedere il progetto e correggere gli errori fatti in partenza.
Il problema fondamentale del progetto dell'euro è stato l'eccesso d'ambizione. Le difficoltà di un'unione monetaria senza unione politica erano state largamente discusse negli anni 90, e poi semplicemente ignorate, tranne che in Gran Bretagna e in Scandinavia. Il rischio di una moneta unica era probabilmente gestibile con un piccolo gruppo di paesi che avesse possibilità realistiche di mantenere la competitività con la Germania. Portare dentro tutta l'Europa meridionale ha alzato la posta in modo drammatico. I coniugi erano - e purtroppo sono rimasti - incompatibili.
Nell'irrevocabile unione monetaria, i paesi del Sud avrebbero dovuto acquisire disciplina di bilancio, mentre quelli del Nord avrebbero dovuto sciogliersi un po'. È avvenuto esattamente l'opposto. Tutti sono tornati alle loro usanze abituali e ora lanciano accuse contro gli altri. Lei ha accumulato debiti a dismisura senza dirlo a lui; lui le fa sempre la morale e ha cominciato ad alzare la voce con lei. Per lei, i raggi Uva; per lui, la palestra.
La crisi finanziaria, naturalmente, ha brutalmente messo in luce le differenze economiche fra Nord e Sud. Come dimostra l'aneddoto calabrese, la forbice ha continuato ad allargarsi per tutto il decennio, dal momento in cui è stata fissata, una volta per tutte, la parità fra i cambi. L'occasione di cambiare comportamenti per giustificare l'unione monetaria con la Germania, nei paesi mediterranei, è andata perduta nel 1999. Per rimettere le cose a posto ora è necessaria la correzione di altri dieci anni di slittamento della competitività a Sud, in un momento in cui l'economia mondiale ha un problema di domanda. L'esperienza passata induce a ritenere che non succederà.
L'introduzione dell'euro avrebbe dovuto mettere fine a tutte le diatribe sui presunti svantaggi derivanti ai vari membri del mercato unico dai movimenti del tasso di cambio. L'abolizione di questi prezzi molesti, si riteneva, avrebbe rimosso le fonti di attrito. Forse, invece, è successo che l'assenza d'indicazioni dal tasso di cambio all'interno della zona euro ha incoraggiato a tralasciare il problema dell'incremento del divario di competitività.
La soluzione meno dannosa ora forse sarebbe una divisione della valuta fra Nord e Sud. Immaginiamo un "neuro" e un "sudo" (che in inglese suonerebbe come "pseudo"). Per ogni 100 euro ricevereste 50 neuro e 50 sudo. I paesi a quel punto sceglierebbero di usare l'uno o l'altro. Le passività esistenti, incluso il debito pubblico di tutti gli attuali membri dell'euro, avrebbero dunque una componente "dura" e una componente "morbida". I lettori possono divertirsi a indovinare quale valuta potrebbero scegliere alcuni dei paesi più ambigui.
Prima che respingiate sdegnosamente la proposta come uno scherzo di cattivo gusto, pensate a quale potrebbe essere il tasso di cambio neuro/sudo. Il recente andamento della sterlina offre un indizio in tal senso. Prevedibilmente, il sudo si deprezzerebbe in modo sostanziale, e la tendenza, stanti gli attuali schemi comportamentali, si accentuerebbe con il tempo. Pensate che le tensioni che un deprezzamento di questo tipo rispecchia, e che al momento sono soffocate, possano realmente essere gestite con il sistema attuale? Se non si affronta il problema in tempi rapidi, il rischio è quello di produrre un'autentica catastrofe.
E pensate ai vantaggi. I benefici dell'unione monetaria verrebbero in buona parte mantenuti: meglio due gruppi efficienti che un'unica valuta disfunzionale (oppure: c'è piaciuta così tanto che abbiamo voluto farne due!). Milioni di europei del Sud tornerebbero a essere assumibili. I mercati finanziari, lavorando per risolvere le conseguenze, troverebbero un impiego socialmente utile. E Axel Weber e Mario Draghi avrebbero una banca centrale per uno.
Martin Taylor è l'ex a.d. di Barclays
(Traduzione di Gaia Seller)