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Una tassa per pulire il mondo

di Moisés Naím

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23 Marzo 2010

Quale credete sia il prezzo che più si ripercuote su di voi? il cibo? il carburante? il tasso d'interesse sul mutuo della casa? il prezzo del dollaro? Sono tutti importanti. I prezzi delle materie prime, l'energia, i tassi d'interesse o la parità di cambio della valuta determinano la qualità della nostra vita e riflettono la distribuzione del potere tra nazioni, le nuove tecnologie o il progresso di alcuni paesi e il declino di altri. Ma c'è un prezzo di cui si parla poco nonostante sia il più importante per il futuro dell'umanità: il prezzo dell'emissione dei gas che riscaldano la Terra.

Si parla poco di questo prezzo perché è così basso che nessuno lo percepisce... per il momento. Il prezzo per sporcare il nostro pianeta - o la nostra atmosfera - è pericolosamente semplice da ignorare. Voi, ad esempio, non pagate molto quando riscaldate il pianeta ogni volta che accendete la luce, vi spostate in macchina, mangiate carne o tagliate un albero. Se doveste pagare di più cerchereste di ridurre queste azioni, o vi sforzereste per individuare modalità meno dispendiose e più efficaci per raggiungere gli stessi risultati. Il fatto è che le conseguenze sono evidenti e che il loro prezzo enorme verrà pagato dalle future generazioni. E questo è un comportamento suicida.

La comunità scientifica non ha dubbi sul fatto che la Terra si stia riscaldando a causa dell'attività dell'uomo, che il riscaldamento provochi danni climatici irreversibili e che le tendenze attuali ci stiano portando verso una situazione disastrosa. Indubbiamente ci sono degli scettici, ma sono una minoranza con scarsa credibilità scientifica, la cui spropositata visibilità mediatica risponde principalmente a interessi economici e politici. In altre occasioni ho descritto questi "dibattiti indecenti".

L'umanità ha solo tre opzioni riguardo ai cambiamenti climatici: subirli, mitigarli oppure adattarsi a loro. Molti degli effetti che sopportiamo sono inevitabili, visto che sono la conseguenza di attività verificatesi in passato. Per alcuni dei cambiamenti previsti non c'è possibilità alcuna di adattarsi. Il Bangladesh, il paese più densamente popolato della Terra e uno dei più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico, subirà un impatto devastante. Altri paesi si stanno già adattando, investono nelle infrastrutture, modificano le politiche agrarie, le normative per la costruzione e i programmi di sviluppo urbano, turistico e industriale. E perfino i loro piani militari. Tuttavia, è fondamentale attenuare il problema imminente. Sebbene si sia già raggiunto un livello d'irreversibilità, è anche vero che si può limitare il danno che continuiamo a fare giorno dopo giorno.

È essenziale cambiare la direzione del percorso catastrofico che abbiamo imboccato. È necessario incentivare i paesi, le aziende e gli individui affinché emettano meno gas che, accumulandosi nell'atmosfera, provocano l'effetto serra. E, quasi sempre, parlare d'incentivi significa parlare di prezzi. In questo caso s'intende stabilire un prezzo più alto per i comportamenti che inducono l'aumento del riscaldamento del pianeta.

Una delle alternative per attenuare il problema è che i paesi trovino un accordo per quanto riguarda i limiti quantitativi di emissioni totali di gas serra e che si sviluppi un mercato dove le aziende con produzione eccedente possano scambiarsi "crediti ambientali" con quelle che producono emissioni più basse, in modo che queste siano a loro volta compensate per la migliore condotta ambientale. Questo sistema è conosciuto come "Cap and Trade".

Un'altra possibilità consiste nello stabilire una carbon tax, sull'energia o sul combustibile. Una terza opzione è quella di introdurre un prezzo implicito, il quale è la combinazione d'incentivi e sanzioni che i governi impongono alle aziende e ai privati per fare in modo che questi prendano decisioni "più pulite".

Sono scelte impopolari e politicamente rischiose. Inoltre, richiedono un accordo tra governi che rappresentano interessi molto diversi. Il fallimento delle trattative a Copenhagen è solo un segnale di quanto sia difficile questo processo. Tuttavia, ci sono indizi molto più emblematici del fallimento danese: arrivano dalla natura. Se a breve non si decide di aumentare il prezzo più importante del mondo, sarà la natura stessa a farlo per noi. E sarà eccessivamente alto.

(Traduzione di Graziella Filipuzzi)

23 Marzo 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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