Dopo l'annuncio che le sorti del quartiere parigino della Défense, il maggior centro direzionale europeo, sarebbero state affidate a Jean, il ventitreenne figlio del presidente Sarkozy, studente al secondo anno di Giurisprudenza, i pretoriani del partito gollista si erano precipitati a difendere la scelta con citazioni grottesche come quelle sui generali ventenni di Napoleone. Ma la stampa si è scatenata e in molti - tra i dirigenti dell'Ump, il partito del presidente, e i consiglieri dell'Eliseo - hanno capito che quella era una delle tipiche vicende che possono far cambiare segno ai sondaggi di popolarità. E ai risultati elettorali. I Guaino e i Guéant, le eminenze grigie del potere repubblican-monarchico francese, hanno sussurrato per giorni all'orecchio di re Nicolas. Il quale, dopo una prima reazione aggressiva e vittimistica in cui ha difeso l'amato secondogenito dal «linciaggio mediatico», alla fine ha saggiamente optato per il gran rifiuto. Una scelta di buon senso, da parte di un leader ancora in grado di capire che a volte per vincere bisogna prima perdere.