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MERCATI E REGOLE / Due strade obbligate per la Goldman Sachs

di John Gapper

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Venerdí 23 Ottobre 2009

Nella crisi dello scorso anno, il governo americano ha mostrato chiaramente di essere pronto ad aiutare Goldman e altre grandi banche d'affari. Goldman ha ricevuto dal Tesoro un'iniezione di capitale (poi restituita) di 10 miliardi di dollari, e la Federal Deposit Insurance Corporation ha garantito 21 miliardi di debiti della società. Ora Goldman è un'holding finanziaria con la Fed come regolatore e prestatore d'ultima istanza.
La più potente società d'intermediazione finanziaria di Wall Street gode adesso degli stessi privilegi di una qualunque banca commerciale. Non è solo il fatto che quest'anno forse pagherà 23 miliardi di bonus che sconvolge la gente, ma anche il fatto che i suoi incentivi sono distorti. Se si vuole trovare una soluzione, bisogna affrontare due questioni. La prima è l'intenzione di Goldman di operare come uno dei colossi di Wall Street - con tanto di hedge fund e fondi di private equity - pur essendo tenuta in piedi dallo stato e dalla Fed. La seconda è la sua tradizione di mettere da parte ogni anno metà degli introiti per i dipendenti.
Per quanto riguarda il primo punto, la posizione di Goldman mi sembra insostenibile. Forse che a regolamentarla sia la Fed, invece della Sec, è meglio, ma considerarla come una banca fra le tante, con gli stessi privilegi e doveri delle banche al dettaglio e delle compagnie di carte di credito, non ha molto senso. Con questo non voglio accusare Goldman di operare in modo sconsiderato e leggero. Ma sta di fatto che la sua attività è diversa dalle banche per le quali è stata inventato lo sportello di sconto, il servizio della Fed che consente alle banche sottoposte al suo controllo di prendere in prestito soldi, in caso d'emergenza, offrendo in cambio titoli. Fino a poco tempo fa, nessuno avrebbe ipotizzato che la Goldman meritasse di essere inclusa in questa categoria.
Mervyn King, il governatore della Banca d'Inghilterra, lo ha detto con efficacia questa settimana: «Gli aspetti d'interesse pubblico dell'attività bancaria, quelli per i quali abbiamo tutti un interesse comune a garantire la continuità del servizio sono di natura abbastanza diversa da alcune delle attività finanziarie più rischiose intraprese dalle banche, come la compravendita titoli in proprio».
Una possibilità è che la Goldman scorpori le sue attività che rientrano nella suddetta categoria: gli hedge fund e gli investimenti di private equity dove rischia capitale. Questo lascerebbe le sue attività di market-making e le sue attività di collocamento alla stregua di un servizio finanziario d'interesse pubblico d'alto livello. Anche in questo caso, la Fed non dovrebbe trattarla come una banca al dettaglio, che ha i depositi garantiti e che è, per usare l'espressione di King, «troppo importante per fallire». Goldman dev'essere strutturata e regolamentata in modo che la si possa lasciar fallire, in caso di un'altra crisi finanziaria in futuro.
In questo modo si darebbe, almeno in parte, una risposta alla giustificata rabbia dell'opinione pubblica riguardo al salvataggio delle società di Wall Street operato con i soldi dei contribuenti. Ma per quanto riguarda il secondo punto, cioè le generose retribuzioni elargite da Wall Street ai suoi manager? Il problema dei bonus nelle banche d'affari non è legato all'entità delle somme (anche se gli azionisti potrebbero domandarsi se quei dipendenti le meritano effettivamente), ma al tipo d'incentivi che creano.
La Goldman probabilmente è una delle società che più di tutte le altre equipara i dirigenti ai soci, dal punto di vista del sistema di retribuzione. Circa due terzi dei bonus consistono di azioni vincolate, che vengono loro trasferite nell'arco di quattro anni, e i soci più importanti devono conservare il 75 o addirittura il 90% delle azioni fino al pensionamento.
Questo è uno dei motivi che hanno consentito a Goldman di destreggiarsi nella crisi finanziaria meglio delle altre, ma può fare di meglio, imparando dal suo passato. Tornare al sistema di bloccare tutti i bonus (o il 90%) dei direttori generali fino al momento del pensionamento servirebbe a renderli ancora più cauti. Vedere che i bonus sono una forma di partecipazione azionaria, e sapere che la banca sarà lasciata fallire in caso di un'altra crisi in futuro, potrebbe servire ad attenuare un po' del risentimento che cova fra i contribuenti.
In alternativa, Goldman potrebbe tenersi le vecchie ricchezze e il nuovo status ufficiale, continuare a prendersi più rischi finanziari e cercare di trovare la quadra convincendo la gente di essere una società di servizio pubblico che opera nel pubblico interesse. Non sarà facile.

(Traduzione di Fabio Galimberti)

Venerdí 23 Ottobre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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