In farmacia vendono pasticche contro "i sintomi dell'inverno" come se una stagione fosse una malattia. È la sindrome dell'esagerazione. Nelle città imbiancate - a Milano 30 centimetri di neve nelle prime 11 ore di tregenda - auto in derapage, treni in ritardo e aerei cancellati. Ma, francamente, l'inverno ha i suoi diritti e 30 centimetri di neve sono misura contemplata dagli almanacchi metereologici. Dunque, ci spiace, non capiamo lo scandalo. Treni in ritardo? Vero, ma era prevedibile. Auto in panne? L'anno prossimo gomme da neve e tram se si può. La ragionevolezza di una collettività si misura nel contemplare non come un insulto, ma come una necessità la legge naturale del freddo. Per molte teste calde - come quelle che hanno fatto a pugni alla stazione di Milano - vale invece un'insopprimibile onnipotenza dei trasporti (privati), un inalienabile diritto alla vacanza natalizia, e un privilegio del mugugno contro "le cose che non vanno". Non è il paese a essersi bloccato per gelo, ma il buon senso. Piccola chiosa: se dopo appena 24 ore Milano è tornata a camminare si è dovuto all'intervento di 800 militari e circa 1.000 spalatori supplementari, molti dei quali immigrati. Primi a spalare, ultimi a far vacanza.