Un punto a favore del ministro dell'Interno Roberto Maroni, nell'eterno duello che si scatena tra supporter della regolazione e paladini della libertà ogni volta che la rete diventa strumento di reati, ne amplifica l'eco o incita a compierli. Maroni avrebbe potuto cogliere l'occasione dell'inaccettabile tifo via web sul lancio della statuetta contro Berlusconi per accelerare la legge contro i reati online. Invece ha preferito riunire internet provider e gestori di social network per tentare prima la via di un codice di autoregolamentazione. Una strategia molto più in linea con quello spirito di autodisciplina che dall'inizio rappresenta l'anima della rete, la sua ricchezza in termini di libertà d'espressione e d'espansione economica. Spetta ora agli interlocutori scelti da Maroni, provider e gestori di social network in testa, mostrarsi all'altezza del compito. Se vogliamo che internet resti almeno in parte uno di quegli efficienti "ordini spontanei" di cui parlava Friedrich von Hayek (come la lingua che parliamo o il sistema dei prezzi) la sua libertà non può fare a meno della responsabilità di tutti.