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IL «CRISTO INDIANO» / Se la parodia del sacro non indigna

di Davide Rondoni

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24 febbraio 2010

Un uomo che abbia niente di sacro è pericoloso. Perché non deve rispetto a niente, se non a ciò che convenienza o calcolo gli suggeriscono. È pericoloso, è in balìa del potere. O della sua brama. Gli scontri in India ci interrogano. Quel che è avvenuto a seguito della pubblicazione sui libri scolastici e sui muri di una immagine che irride a Gesù, presentato con birra e sigaretta in mano, è da un lato un problema per quella regione. Significa che laggiù c'è un sinistro fermento, con la religione che è occasione per scontri.

Ma quanto successo interroga anche noi. Che a immagini del genere quasi non facciamo più caso. E che riteniamo che in fondo non ci sia nulla di fronte al quale l'irrisione o la polemica debba fermarsi. Viviamo strani paradossi. Ormai in una società come la nostra in cui il sacro trova mille modi anche non convenzionali per esprimere la propria presenza, accade che si possa quasi a cuor leggero lasciare che i segni religiosi siano offesi, dileggiati. Avviene di continuo. Siamo disposti a indignarci per un coro di tifosi dal tono "razzista" e quasi niente accade se vengono offesi i segni a cui tanti di noi affidano il senso della propria sofferenza e della propria esistenza.

In questo atteggiamento c'è da un lato una forza. Siamo convinti che il valore di quei segni sia tale che anche le peggiori irrisioni e offese non ne scalfiscano la sostanza. E però c'è anche una grande debolezza nella mancanza d'indignazione. La debolezza di chi comincia a non avere più niente di veramente sacro. Di chi incomincia ad essere un uomo "impagliato", come diceva Eliot, cioè riempito solo dei contenuti mutevoli e fuggevoli del profano. Come se non avessimo quasi niente che riguardi con profondità e tremore le questioni più delicate e profonde del proprio essere. E allora sopportare, tollerare tutto non è più in realtà un paziente e forte segno di tenacia, ma un lasciar correre imbambolato, un intimidirsi, e non avere più nulla per cui arrabbiarsi. Gli scontri in India o le persecuzioni religiose in paesi lontani, ci paiono appunto cose troppo lontane. Qui non ci indigniamo quasi più per niente. Ma una società in cui all'irrisione non corrisponde anche un'indignazione è una società piatta. Cioè morta.
Una società dove gli uomini non hanno più nulla di caro. E un uomo che non ha niente di veramente caro è da temere.

24 febbraio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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