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Sfortunatamente, il risultato di quello che chiamo successo probabilmente sarebbe una crisi finanziaria ancora più grande in futuro, mentre il risultato di quello che chiamo fallimento sarebbe l'esaurimento delle possibilità di intervento attraverso la spesa pubblica, anche se probabilmente non siamo prossimi già ora a toccare il fondo, come sostengono i pessimisti. Il punto fondamentale è che i due scenari in prospettiva ci portano a una crisi del debito pubblico, che a sua volta porterebbe senza dubbio a default, probabilmente attraverso l'inflazione. La difficile situazione patrimoniale minaccia fallimenti di massa nel settore privato e una depressione, oppure la bancarotta dello stato e l'inflazione, o una combinazione delle due cose.
Il mondo, a mio parere, ha due strade percorribili per uscire attraverso la crescita dal suo sovraccarico di debito, senza dover affrontare un tracollo del genere: un'impennata degli investimenti pubblici e privati nei paesi in disavanzo o un'impennata della domanda nei paesi emergenti. Nel primo caso, l'incremento futuro del reddito renderebbe sostenibile l'indebitamento odierno. Nel secondo caso, i risparmi generati dal deleveraging del settore privato nei paesi in disavanzo si tradurrebbe naturalmente in maggiori investimenti nei paesi emergenti.
Ma per sfruttare queste opportunità servirebbe un ripensamento radicale. In paesi come la Gran Bretagna e gli Usa, il deficit di bilancio proseguirebbe a lungo, ma parallelamente vi sarebbe una disponibilità a promuovere gli investimenti. Intanto, i paesi ad alto reddito dovrebbero sedersi a discutere urgentemente con quelli emergenti per introdurre riforme della finanza globale mirate ad agevolare un costante flusso netto di fondi dai primi ai secondi.
Nessuno ha un programma post-crisi tanto radicale. La maggior parte delle persone si limita a sperare che il mondo tornerà a essere com'era prima. Non succederà e non è bene che succeda. L'ingrediente fondamentale per un lieto fine è usare le enormi eccedenze del settore privato per finanziare maggiori investimenti, sia pubblici che privati, in tutto il mondo. Solo la Cina ha bisogno di maggiori consumi.
Non ripetiamo gli errori del passato. Non ci culliamo nella speranza che arriverà un'abbuffata di consumi alimentata dal credito a salvarci, e pensiamo invece a investire nel futuro.
(Traduzione di Fabio Galimberti)