I sondaggi sono quasi terminati. Le proteste no. L'alta velocità Torino-Lione continua ad essere oggetto di critiche di una parte della popolazione locale, anche se la maggioranza di enti, associazioni e partiti politici è schierata decisamente per il sì. «Una minoranza non può fermare il paese», spiega il ministro Matteoli. Minoranza che ieri ha peraltro deciso - ed è un segnale non banale - di esercitare il proprio diritto di critica con la sola presenza: nessuno scontro con la polizia, nessun blocco di strade o ferrovie. Oggi è la volta dell'universo del «sì», radunato a Torino dall'iniziativa bipartisan del sindaco Chiamparino. L'opera serve - sostengono in particolare le categorie produttive - è uno snodo fondamentale per la competitività del territorio. Chiarite le posizioni, è la volta di capire le mosse future. Virano, presidente dell'Osservatorio sulla Tav, punta saggiamente alla mediazione, indicando a tutti nella trattativa locale lo snodo per sbloccare i lavori. Passaggio utile, a patto che sia rapido. Mentre l'Europa corre noi discutiamo, e avanti di questo passo ridiscuteremo a lungo in futuro i motivi del nostro ritardo.