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Al contrario, Schmidt, come il presidente Barack Obama, crede che internet vada lasciata com'è, libera e innovativa, aggiungendo criteri di sicurezza per specifiche attività, come quelle finanziarie e governative, ma senza introdurre distruttive forme di controllo. «Internet è un ambiente nel quale non ci possono essere vincitori. Ma se si elimina la libertà tutti certamente perdono».
Accettando la dinamica internettiana, i leader politici e i capi delle multinazionali devono accettare anche che il contesto nel quale operano sia continuamente messo in discussione. Tensioni continue sulle regole relative a privacy, copyright, libertà d'espressione, resteranno a lungo all'ordine del giorno. E un'escalation di tecnologie per la sicurezza contro le tecnologie per la criminalità va messa in conto.
Ma la realtà è che internet anche a livello geopolitico e geoeconomico ha risposto al bisogno di gestire meglio le dinamiche reali che la globalizzazione aveva concretamente attivato: una nuova competizione fra territori, lingue, legislazioni, sistemi istituzionali, forme di collaborazione e condivisione delle informazioni capaci di accelerare lo sviluppo nell'epoca della conoscenza.
Almeno su un punto ha certamente ragione, Sergey Brin, cofondatore di Google, intervistato dal New York Times: «La storia non è ancora finita».