La grande battaglia per il mercato dell'energia è attesa per quando ripartirà davvero la ripresa economica. Ma, nel frattempo, i protagonisti si stanno preparando. Il pericolo numero uno viene considerata Gazprom, il colosso russo che ha scelto di avere come braccio operativo in Europa la Centrex energy & gas, con sede a Vienna (è guidata, tra l'altro, da un italiano: Massimo Nicolazzi, avvocato e petroliere, nonché figlio di Franco, ex segretario del Psdi al tempo della prima Repubblica).
Proprio per contrastare Gazprom, i concorrenti stanno mettendo in cantiere contromisure adeguate. I tedeschi di Eon rafforzano le posizioni in diversi paesi, Enel affretta i tempi dell'operazione Endesa in Spagna, la francese Edf misura gli effetti dei forti investimenti effettuati a livello internazionale. Il momento per Edf è delicato. A novembre, infatti, è previsto il cambio della guardia al vertice: il numero uno, Pierre Gadonneix, esce di scena e verrà sostituito da Henri Proglio, un manager che viene dal mondo dell'industria privata e guida un'altra multinazionale, Veolia environnement (leader in campo ambientale), di cui è consigliere d'amministrazione Paolo Scaroni, l'amministratore delegato dell'Eni, che è suo buon amico. Proglio conosce bene Edf perché ne è consigliere di amministrazione e presidente del comitato strategico.
La sua nomina è frutto delle scelte del presidente Sarkozy e, per quanto riguarda l'Italia, la certezza è che confermerà pienamente l'impegno in Edison. Ma qui si pone il problema. La società di Foro Buonaparte è governata da un patto tra Edf e le ex municipalizzate (a partire da A2A) che, di fatto, vede i francesi guidare le danze. Ecco perché Giuliano Zuccoli, presidente del consiglio di gestione A2A, ha messo in discussione gli accordi. A partire dal ruolo dell'amministratore delegato di Edison, Umberto Quadrino. I rapporti tra i due, ormai, sono piuttosto logorati, come conferma un segnale chiaro: l'assenza di Zuccoli all'evento con cui nei giorni scorsi Edison ha festeggiato l'inaugurazione del grande rigassificatore di Rovigo. Una presa di distanza che si somma ad altre iniziative inequivocabili. Per esempio la richiesta di riduzione drastica dei compensi di Quadrino (3,8 milioni nel 2008), quasi tre volte superiore a quelli di Zuccoli.
Il problema di fondo, considerando la vicenda dalla parte di A2A, è duplice. Da una parte c'è la volontà d'incidere maggiormente sulle scelte strategiche e nella definizione del piano industriale, dall'altra quella di incassare più dividendi. L'Edison attuale infatti investe per crescere sui mercati retail e in Italia, finendo per fare concorrenza alla A2A. Quest'ultima preferirebbe un'Edison più orientata verso lo sviluppo all'estero, magari a fianco della stessa A2A. Per quanto riguarda la catena di controllo, è fuori discussione che sia piuttosto barocca, con A2A che ha voce in capitolo in quanto azionista al 51% della finanziaria Delmi, a cui fa capo il 50% di Transalpina energia che a sua volta ha in portafoglio oltre il 61% di Edison (di cui però Edf possiede direttamente un altro 19,3%). Per questo i soci di Delmi (tra cui altre utility come Enìa, Trentino servizi, Sel) hanno coltivato la speranza di arrivare alla separazione da Edf spartendo le attività che fanno capo a Edison (tra cui la controllata Edipower). Il no dei francesi, tuttavia, è stato secco. Più probabile appare l'accorciamento della catena societaria oppure la rottura definitiva dei rapporti. Un'eventualità regolata dai patti societari, che prevedono una gara al rialzo per stabilire chi compra la quota dell'altro.
fabio.tamburini@ilsole24ore.com