Il Congresso americano, nonostante mea culpa e promesse di riforma, non si fida ancora delle società di rating. E per far luce sulle loro attività chiama a testimoniare un ex dirigente di Moody's, che sospetta i protagonisti del settore di dispensare tutt'ora voti gonfiati su titoli troppo rischiosi. Eric Kolchinsky intende raccontare oggi alla Camera un'istruttiva esperienza: nel gennaio 2009, a suo avviso, Moody's diede un generoso rating a un titolo del debito molto complesso, già sapendo che avrebbe presto deciso di rivedere il giudizio al ribasso. Così accadde. A luglio il 38enne Kolchinsky, managing director di una divisione non coinvolta nei rating, scrisse ai superiori per denunciare questo e altri casi simili. Dice però che le sue rimostranze non furono prese seriamente. In seguito fu sospeso dal lavoro perchè, ha fatto sapere Moody's, avrebbe rifiutato di cooperare con inchieste interne. Da allora Kolchinsky si è dimesso per indossare, e tempo pieno, i panni di teste d'accusa. (M. Val.)