Il governo tedesco non è azionista di Opel ma vuole deciderne il destino, in forza dei prestiti che promette ai futuri acquirenti; quello americano è azionista di General Motors, e quindi indirettamente di Opel, ma nella vicenda non vuole – almeno ufficialmente – mettere il becco. La Gran Bretagna intanto, che rischia la perdita di migliaia di posti di lavoro alla Vauxhall, invita a sua volta Gm a prendere una decisione «obiettiva» e «commerciale». Come se di obiettivo e commerciale potesse esserci ancora qualcosa, in una delle vicende più politicizzate di un settore che negli ultimi 12 mesi ha visto una politicizzazione senza precedenti: anche la decisione di Gm di valutare un salvataggio "fatto in casa" di Opel non è forse figlia delle decine di miliardi di dollari ricevuti dal contribuente americano? A questo punto per la vicenda Opel si riparte da zero, con una sola certezza: dati i tempi e il peso del settore auto, sul Pil e sull'occupazione, i politici se ne occuperanno ancora per molto.