Di primario, così una volta era chiamato il settore agricolo, c'è rimasto ben poco. Di circa 1,7 milioni di aziende, solo 450mila sono strutturate e capitalizzate per affrontare i mercati. Il resto - come spesso sottolinea il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni - è semplice presidio del territorio, agricoltura da hobby. Per la difesa di questa sparuta pattuglia d'imprese la Confederazione italiana agricoltori ha avviato la mobilitazione nazionale e il presidente Giuseppe Politi ha rimarcato ieri la necessità di un immediato incontro con il governo. Servono finanziamenti (almeno la conferma dei fondi precedenti) ma soprattutto interventi strutturali per rilanciare i prodotti principe del made in Italy; per ridurre il differenziale tra prezzi alla produzione e al consumo; per dare una prospettiva a migliaia di giovani che vorrebbero intraprendere la professione d'imprenditore agricolo o investire sul passaggio generazionale. L'agricoltura italiana ha preso coscienza che l'epoca dei fondi europei a pioggia è ormai alle spalle. Per questo chiede un progetto non per sopravvivere, ma per vivere con dignità.