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La smania del futuro la si respira nell'aria, «meno inquinata di una volta» assicurano gli abitanti, e ti insegue dappertutto. Anche nella spa del nostro albergo, dove due architetti misurano lo spazio in lungo e in largo. «Sa – spiega un addetto per scusarsi dell'intrusione che disturba il relax degli ospiti – dobbiamo rifare tutto prima dell'Expo». E in effetti, a ben guardare, la spa con le sue pareti scrostate e i bagni modello colonia estiva sa tanto di socialismo reale, di fanghi in Crimea o cure pagate dallo stato nelle terme-ospedale di Karlo Vivary quando in Cecoslovacchia la Primavera era di là da venire.
Anche questo è futuro, e nel modo in cui si confrontano sulla planimetria del progetto sembra che i due architetti la prendono con lo stesso impegno come se dovessero costruire un grattacielo e dare un contributo al Grande Cantiere che farà cambiare pelle alla città. Beati loro che al futuro ci credono, poveri noi che non solo abbiamo smesso di crederci, ma quel che è peggio non riusciamo neanche più a immaginarcelo.
paolo.madron@ilsole24ore.com