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Quanto è facile scordarsi dei subprime

di Alessandro De Nicola

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25 ottobre 2009


Qualcuno si ricorda come è nata la crisi economica? Mutui subprime? Risposta esatta. I prestiti concessi ai cittadini americani per l'acquisto di alloggi venivano "impacchettati" tramite operazioni di cartolarizzazione (cioè tramutati in titoli) e rivenduti. Quando il mercato immobiliare ha frenato, i prezzi delle case sono scesi e i debitori a cui era stato concesso credito troppo generosamente non restituivano i soldi, si è generato un effetto a catena ed è esploso tutto: nessuno più sapeva qual era il valore di quei titoli "impacchettati" che aveva in portafoglio.
La colpa fu attribuita all'"avidità" dei banchieri e al mercato troppo deregolamentato e da qui ecco che i governi di tutto il mondo corsero al soccorso per salvare l'economia dagli eccessi del capitalismo. Così dice la vulgata. Timidamente, qualcuno provava a ricordare che, almeno negli Stati Uniti il problema era stato creato dalle pubbliche autorità e i privati ne avevano approfittato (chi resiste a prendere un pasticcino se sottocasa si distribuiscono dolci gratis?).
Più dell'80% dei mutui stipulati negli Usa sono ricomprati da Fannie Mae, Freddie Mac e Ginnie Mae, entità government-sponsored (non c'è bisogno di traduzione) che non possono fallire e in effetti solo qualche mese fa sono state salvate dal Tesoro americano con 291 miliardi di dollari. Gli interessi per i mutui acquistati da Freddie, Fannie e Ginnie quindi sono più bassi e la Federal Reserve aiuta questa politica comprando gli strumenti finanziari emessi dal trio a fronte dei mutui garantiti da ipoteca sugli immobili. La Fed ha fatto shopping per 1.250 miliardi! Ogni anno, poi, la deduzione degli interessi sui prestiti vale 80 miliardi di dollari e droga, ovviamente, il mercato. Si possono inoltre dedurre le tasse sugli immobili (property tax) e non si pagano capital gain sulla vendita della casa fino a un valore di 500mila dollari.
La politica di bassi tassi di interesse della Fed ha peraltro favorito - come è stato unanimamente riconosciuto - il formarsi della bolla, così come alcuni provvedimenti legislativi quale il Community Reinvestment Act che "incoraggia" le banche a concedere credito a chi non ne è meritevole per sovvenzionare il sogno di una magione per ogni americano.
Di fronte a tutto ciò, che ha fatto il Congresso di Washington? Nel febbraio del 2009 ha riapprovato un bel credito di imposta di 8mila dollari pro capite a fondo perduto (prima era rimborsabile in 15 anni) per chi compra casa la prima volta: i sussidi hanno spinto il livello dei prezzi del mercato immobiliare - secondo uno studio di Goldman Sachs - a un livello del 5-10% superiore rispetto a quello che sarebbe accaduto in loro assenza e agevolato l'aumento di acquisti di abitazioni sul mercato secondario.
Ora il timore è che, finiti gli incentivi, il mercato si sgonfi di nuovo e, allora, cosa sta facendo in questi giorni il gagliardo legislatore americano? Sta studiando come estendere i benefici fiscali per un altro anno o addirittura aumentarli (!), soluzione caldeggiata dall'associazione degli agenti immobiliari, la lobby che ha donato più fondi di chiunque altra alle ultime elezioni (4 milioni di dollari). Insomma, ragionano i prodi politici, se il mercato è drogato dallo stato la soluzione è dargli più droga (pagata dal contribuente)! Obama e i democratici sono il peggio che c'è al mondo? Non credo: ci ricordano semplicemente che non occorre che i mercati siano perfetti per funzionare meglio dei governi.
adenicola@adamsmith.it

25 ottobre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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