A Londra un gruppo di giovani fonda nel 2005 The Hub. L'obiettivo è quello di promuovere e supportare, in uno spazio fisico e virtuale, le imprese sociali. Poco per volta nascono altre sedi, ognuna con la forma giuridica più adeguata alla legislazione dei vari paesi: quella di San Paolo in Brasile è una fondazione, a Madrid è nata con il supporto dell'università, a Porto è stata generata dall'amministrazione comunale, a Berlino da una cooperativa. La prima in Italia apre ufficialmente i battenti il 18 marzo in una ex fabbrica di ceramiche nel cuore della Chinatown milanese. Due dei fondatori, Federica Scaringella e Alberto Masetti Zannini, si erano conosciuti anni prima collaborando a un progetto di cooperazione internazionale. Il terzo, Nicolò Borghi, li intercetta all'inizio dello scorso anno.
Milanese, classe 1982, laureato alla Bocconi, lavora nel settore marketing di una casa editrice. Ne è molto insoddisfatto. «Ciò che facevo non aveva ricadute di alcun tipo», ricorda Nicolò. Nel periodo universitario aveva vissuto cinque mesi a Nuova Dehli e tre nella Silicon Valley. Le urgenze sociali che aveva avuto modo di osservare in India, incrociate all'innovazione tecnologica sviluppata in California per essere messa a disposizione della popolazione più debole, gli avevano fatto immaginare uno sbocco professionale completamente diverso. Da blogger esperto di social media comincia a sentir parlare di The Hub e dell'ipotesi di una filiale italiana. Dopo poco, il contatto con Federica e Alberto è avviato.
«Mi appassiona l'idea di impresa sociale - racconta Nicolò -. The Hub nasce dalla convinzione che si possano generare profitti avendo come missione la soluzione di un problema sociale».
Un piccolo giardino per le giornate di sole. All'interno, scrivanie di cartone dalle forme irregolari per facilitare il dialogo, puff colorati realizzati con gli scarti degli stampi delle suole da scarpe, piani e librerie prodotti con pallet usati, grandi vetrate per risparmiare energia elettrica. E naturamente computer ovunque collegati in wi-fi. La sede di The Hub Milano, 560 metri quadrati, è stata arredata seguendo il principio ideato dalla casa madre della co-creazione. Le persone interessate a lavorarci hanno espresso le loro priorità e gli architetti le hanno incrociate trovando le soluzioni di design più adeguate.
«Più che incubatori, ci definiamo acceleratori di innovazione sociale - continua Nicolò - operiamo per accorciare i tempi di progettazione e di fattibilità, offriamo varie consulenze, da quella fiscale a quella tecnogica. Soprattutto mettiamo a disposizione l'intero network creando così contatti trasversali, cioè tra categorie professionali differenti, dai quali spesso nascono collaborazioni sorprendenti».
La rete di The Hub è composta da 6mila membri distribuiti in 21 paesi. Con l'ambizione dichiarata di diventare il punto di riferimento dell'economia sostenibile a Milano, i membri attuali della sede di via Paolo Sarpi sono poco più di un centinaio. Le loro attività, per citare qualche esempio, sono una piattaforma online di prestiti tra persone con finalità sociali (Prestiamoci), il recupero e la rigenerazione di materiale informatico (Fastinking), un'agenzia di comunicazione per la sostenibilità (Greenbean), un gioco di riqualificazione urbana (Critical City). Tutte con il denominatore comune del profitto declinato insieme all'etica. Le tariffe di partecipazione, dai 20 ai 390 euro mensili, sono modulate secondo il tempo che si trascorre nella sede e il tipo di supporto di cui si usufruisce.
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