Predica giustamente cautela il professor Ferruccio Fazio: «Con lo studio del Sant'Anna di Pisa non vogliamo fare classifiche nè dare voti in pagella». Una legittima cautela istituzionale, quella del ministro della Salute. Che però conosce perfettamente la posta in gioco: «Se combatteremo sprechi e inefficienze in base a questi dati così evidenti, possiamo risparmiare diversi miliardi».
Perché è l'evidenza dei dati dello studio - significativamente pubblicati online dal ministero - che balza agli occhi. E che ci conferma per l'ennesima volta l'esistenza di un'Italia della salute spaccata in due tronconi. Centro-Nord da una parte, Mezzogiorno dall'altra. Dove chi è in deficit finanziario è anche in deficit di gestione delle cure e dunque di tutela del diritto alla salute. Chi perde, perde due volte. E per uscire dal tunnel i margini di tempo sono ormai ridotti all'osso: di fondi aggiuntivi neanche a parlarne, per non dire di risorse proprie che il Sud possa impegnare.
È stata appena usata la leva dei Fas per evitare maxi-addizionali nelle cosiddette «regioni canaglia», ma è stato un fatto straordinario, che peraltro ha tolto ossigeno allo sviluppo locale cui i Fas sono destinati. Ma subito dopo, cioè già domani, cosa accadrà? È come se il tempo delle cicale da qualche parte d'Italia non sia mai tramontato. Ma per salvare il salvabile dell'articolo 32 della Costituzione - la tutela del diritto alla salute - non c'è più tempo da perdere, altrimenti il federalismo fiscale sarà davvero la tomba dell'universalità solidale del servizio sanitario pubblico. E la colpa non sarà solo dell'egoismo nordista.