Il "caso Di Girolamo" un merito ce l'ha. Mostra, in tutta la loro evidenza, le crepe della legge sul voto degli italiani all'estero, la cosiddetta legge Tremaglia, che finora era stata criticata un po' da tutti, ma poi difesa, alla resa dei conti, quando si trattava di difendere anche i seggi parlamentari della propria parte politica. Lo fece il centro-sinistra nel 2006, quando i voti degli italiani all'estero gli consegnarono una vittoria sul filo di lana, nonostante i sospetti di brogli e distorsioni nel voto per corrispondenza. Lo ha fatto il centro-destra in questa legislatura, congelando nell'aula del Senato proprio l'annullamento dell'elezione di Di Girolamo chiesto all'unanimità dalla giunta per le elezioni.
È una buona notizia che, di fronte alle nuove inchieste su Di Girolamo, ora anche il Senato voglia riconsiderare quella decisione, presa soltanto un mese fa. È anche il momento giusto - ora che il re è nudo - di correre subito ai ripari, cancellando il voto per corrispondenza e trovando una soluzione alternativa, possibilmente bipartisan, per garantire i diritti degli italiani residenti all'estero.