Guido Bertolaso ha fama di essere un tecnico capace e lo ha dimostrato in numerose occasioni. Si può discutere di certi ritardi nella ricostruzione dell'Aquila, ma certamente il bilancio dell'emergenza terremoto in Abruzzo è stato positivo. L'Aquila, però, non è Haiti e sorprende il modo in cui il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e capo della Protezione civile ha analizzato le responsabilità dei ritardi e della disorganizzazione degli aiuti nell'isola caraibica. Anzitutto perché nei contesti della diplomazia internazionale è bene prendere la parola educatamente quando viene data e si ha la competenza per farlo. In secondo luogo, colpisce il linguaggio di una critica rivolta come se si parlasse nel cortile di casa propria mentre si parla in mondovisione. Farlo, poi, alla vigilia della visita del ministro degli Esteri a Washington denota forse ingenuità, sicuramente poco coordinamento all'interno del governo. Più grave di certe polemiche da week end sugli incentivi ai «bamboccioni» ma ascrivibile allo stesso stile: quello di ministri e sottosegretari che, al riparo del loro status di tecnici o esperti, pensano di poter dire qualunque cosa senza preoccuparsi delle figuracce cui espongono il governo e l'Italia.