A guardare i numeri, la crisi greca sembra una tempesta in un bicchier d'acqua. Il Pil nominale della Grecia peserà quest'anno il 2,7% di quello complessivo dell'eurozona, contro il 27% della Germania e il 17% dell'Italia. Il Tesoro greco quest'anno deve vendere una cinquantina di miliardi di euro di titoli a medio-lungo termine, quello che il mercato assorbe in una settimana in Eurolandia: poca cosa contro le emissioni lorde abbondantemente oltre i 200 miliardi a servizio del debito pubblico italiano o tedesco o francese per il 2010. Ma la fiducia sui mercati non si misura a colpi di miliardi. Il ritardo sul rimborso di una micro-emissione o il mancato pagamento di una cedola ha da sempre ripercussioni catastrofiche. Il rischio-sovrano tiene banco, grande o piccolo che sia, e il mercato nella difficile transizione dal debito privato al debito pubblico non ammette errori, passi falsi, opacità. Guarda fisso alle prospettive, alle proiezioni del deficit/Pil. La Grecia ha dimostrato, collocando 8 miliardi di titoli, che un prezzo, sia pur generoso (6,2%), per il suo rischio si trova sul mercato aperto. La crisi è superata, non archiviata.