Il segretario del Pd Pierluigi Bersani ha proposto un dibattito parlamentare, da trasmettere in diretta tv, dedicato alla crisi e ai rimedi per farvi fronte, a partire dalle politiche fiscali e da quelle del lavoro. È una buona idea, per tre motivi.
Primo. Si dice e si scrive, in molti casi a ragione, che il parlamento e i parlamentari (in particolare quando sono riuniti in assemblea) si occupano quasi esclusivamente dei decreti legge del governo che avanzano a colpi di fiducia. Il dibattito, si dice ancora, sarebbe avvizzito e ripetitivo. Se è così, un confronto straordinario sui temi della ripresa possibile, evidentemente da concentrare in tempi brevi, sarebbe l'occasione (condivisa, almeno nel metodo) per alzare la qualità della discussione in parlamento, ormai da molto tempo, e indipendentemente dal colore dei governi che si sono succeduti, assai bassa e per ciò stessa propagatrice presso l'opinione pubblica di una cattiva idea della politica.
Secondo. In questo modo (grazie alle dirette tv Rai, concessionaria del servizio pubblico, e alle cronache radiofoniche di Radio radicale, che pure svolge compiti di servizio pubblico) si fornirebbe ai cittadini-elettori un quadro esauriente delle posizioni in campo, delle divergenze e delle possibili o impossibili convergenze. Lo stesso ministro dell'Economia Giulio Tremonti, ad esempio, ha chiesto sul tema della riforma fiscale un confronto nel paese molto ampio. Perché non farlo partire dal parlamento?
Terzo. Un dibattito trasparente nel luogo dedicato alla discussione e alla produzione delle leggi (e delle tanto invocate riforme) imporrebbe a tutti i partiti un sforzo di coerenza e di proposizione ben diverso da quello mostrato, di volta in volta, con una dichiarazione spot-demagogica, un'intervista o una trovata brillante. A cominciare dalle due maggiori formazioni politiche d'opposizione e di governo, il Pd e il Pdl.
Bersani sostiene che il governo «sposta i soldi come Mussolini faceva con in carri armati», che a guadagnare con lo scudo fiscale sono «sempre gli stessi, banche, grandi evasori e criminalità». Però il segretario della Cgil Epifani (che oggi prospetta lo sciopero generale sul fisco: che ne pensa il leader del Pd?) ha riconosciuto di recente la «straordinaria perizia finanziaria e l'abilità di fondo» di Tremonti nel gestire la crisi. E Giuseppe Bortolussi, leader degli artigiani di Mestre e neo-candidato del Pd alle regionali del Veneto, ha espresso parole di apprezzamento per la lotta all'evasione fiscale portata avanti dal governo Berlusconi. Insomma, il Pd ha una proposta chiara, e condivisa al suo interno, sui temi fiscali?
Quanto al Pdl, sulla riduzione delle tasse non è un mistero la posizione prudente di Tremonti fin dal settembre 2008 ed è un fatto che non tutti, nel governo e nella maggioranza, la pensano come lui e che lo stesso Berlusconi avrebbe voluto osare di più. Tremonti ha riproposto ora il suo "libro bianco" di riforma del 1994, idea ancora una volta spiazzante tra un passato di attesa rivoluzionaria e un presente che riprospetta al futuro la stessa rivoluzione disegnata 15 anni fa.
Ecco, un dibattito in parlamento potrebbe essere utile se non altro a chiarire le posizioni di tutti. Una volta per tutte, per capire poi se è possibile fare qualcosa insieme oppure no.