Per Giulio Tremonti essere definito un "non economista" è probabilmente un complimento. Troppo solido il suo orgoglio di giurista. E, soprattutto, troppo accesa la sua diffidenza verso una scienza, l'economia appunto, che a suo modo di vedere tanto esatta non è. Il grido «economisti silete» è già passato alla storia minuta di questa crisi finanziaria. Perciò quella di Renato Brunetta («io sono un'economista, Giulio no») non è stata probabilmente sentita come un'offesa in Via XX Settembre. Ma perché quella frase? Perché sul limitare di una ripresa incerta e tutta da decifrare sprecare energie in rimbrotti infantili? C'è un paese che in questa fase difficile sta cercando, a fatica, di tirarsi su con tutte le sue energie: con le sue imprese che cercano di rilanciarsi individuando nuovi mercati e nuovi consumi, con i suoi lavoratori che provano a guardare oltre le tensioni di oggi sul posto di lavoro. Servirebbe - è stato detto - uno sforzo corale. Non liti tra primi della classe. Qualche giorno fa abbiamo sollecitato il ritorno in aula del capoclasse. Ripetiamo umilmente l'appello.