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Sana gestione in banca? È anzitutto patrimonio

di Marina Brogi*

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26 Novembre 2009

Lo studio instancabile dell'economia delle aziende di credito ha portato Tancredi Bianchi a focalizzare fin dagli anni 60 la centralità del patrimonio come fattore strategico. Patrimonio, risparmio e credito sono, nel suo pensiero, dimensioni inscindibili di una gestione bancaria «che consegue e può mantenere posizioni di equilibrio economico, finanziario e patrimoniale solo se la consistenza della raccolta e degli impieghi volge all'accrescimento». Dunque: la banca è vitale se favorisce lo sviluppo dell'economia e in quel pattern la banca stessa progressivamente si rafforza. È per questo che, già nel 2007, Bianchi avverte la gravità di «una crisi bancaria diffusa, con un comune peggioramento della qualità degli attivi»; e subito segnala: «La patrimonializzazione e i criteri antichi di sana e prudente gestione tornano di moda». Al centro della sue riflessioni critiche, non a caso, sono «l'obiettivo della massima redditività nel breve termine e l'ampio ricorso all'effetto leva e alla securitization per "risparmiare" mezzi propri».
Il progressivo indebolimento della capitalizzazione ha interessato anche le banche italiane, ancorché in misura minore rispetto all'estero. Sebbene le diverse componenti del patrimonio siano aumentate e il "patrimonio di vigilanza" sia quasi raddoppiato, tale trend non ha migliorato i ratio. Questi ultimi - a livello aggregato - hanno registrato un andamento oscillante e risultano più contenuti per i gruppi maggiori. Qui l'aumento della dimensione (principalmente per vie esterne) non si è accompagnato a un aumento della solidità.
In presenza di livelli di redditività elevati, fino al 2008 le banche italiane, soprattutto le maggiori, hanno preferito adottare politiche di dividendo molto generose, limitando gli accantonamenti a riserva. Gli incrementi patrimoniali, necessari per accompagnare l'aumento degli asset ponderati per il rischio, non sono avvenuti per mezzo di aumenti di capitale bensì principalmente tramite prestiti subordinati o a altri strumenti tier 2.
L'introduzione di Basilea 2, maggiormente prociclico, e degli Ias (essi pure prociclici perché, di fatto, collegano la patrimonializzazione all'andamento dei mercati) può favorire e amplificare tensioni di liquidità, propagandole nel sistema economico. L'illiquidità dei mercati può a sua vlta ripercuotersi negativamente sulla dotazione patrimoniale delle banche, spingendole alla vendita di attività e al rientro dei prestiti (con rischio di credit crunch) in alternativa all'aumento di capitale. È per contrastare questa degenerazione della crisi che il Financial Stability Board, presieduto da Mario Draghi, è passato negli ultimi mesi dall'auspicio di un sistema con regole diverse e più efficaci, alla sollecitazione di una regulation più stretta e articolata. Ma nel sistema bancario, già molto regolato, sarebbe già un passo importante rendere davvero operative le regole esistenti.
Riguardo agli Ias, il principio del mark-to market illude che sul mercato si possa reperire liquidità in caso di bisogno: ma questo, in tempi di crisi, si è rivelato possibile solo a valori di pesante realizzo. La modifica dello Ias 39 ha consentito alle banche di riclassificare le attività, secondo i principi della sana e prudente gestione pare una scelta corretta: ma lo sarebbe anche la possibilità di effettuare accantonamenti per le perdite attese (e non solo contabilizzate secondo gli Ias).
Per quanto riguarda Basilea 2 occorre invece prevedere un aumento nei coefficienti minimi patrimoniali. L'utilizzo standard di rating esterni fa sì che la banca perda tendenzialmente le competenze di analisi del merito di credito delle imprese clienti. I modelli interni, pur validati dalla Vigilanza, possono risultare meno trasparenti. Il terzo pilastro di Basilea 2 è probabilmente non del tutto interpretato: un buon rapporto con il mercato è un buon presupposto per relazioni più solide con gli investitori attuali e potenziali (in vista di aumenti di capitale). Al contrario, il mercato sembra aver spinto i banchieri verso pay-out elevati e verso l'espansione degli strumenti tier 2 nel patrimonio di vigilanza.
Forse la crisi segnerà il ritorno a principi antichi cari a Tancredi Bianchi. Nel frattempo, occorre che siano le authority a imporre un graduale innalzamento nei requisiti minimi patrimoniali sapendo che il mercato, per sua natura, potrebbe di nuovo interpretarli come dotazioni massime.
* Insegna economia e tecnica dei mercati finanziari all'Università La Sapienza di Roma

26 Novembre 2009
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