Come minimo siamo di fronte a un libro che può conquistare il premio "politicamente scorretto". Criticare in maniera lucida e costruttiva molta parte dei luoghi comuni che contraddistinguono il dibattito economico è infatti un'arte difficile, quanto fortemente utile per passare in questo momento al setaccio le tradizionali categorie di giudizio dopo la crisi più grave dal 1929. Passando attraverso i grandi temi del dibattito economico: come consolidare i piccoli segnali di ripresa, come ridurre le disuguaglianze tra Nord e Sud del mondo, come aiutare i paesi poveri, come affrontare il tema della demografia e di quella che viene troppo facilmente chiamata sovrappopolazione?
Entrare in questi problemi equivale spesso a inoltrarsi nella giungla dei pensieri scontati e dei processi sommari. E altrettanto spesso sottomettere anche l'economia alle pressioni dell'ideologia e della politica. Appare allora significativa la scelta dell'Istituto Bruno Leoni di rendere disponibile per il pubblico italiano una raccolta degli scritti di Peter T. Bauer, economista ungherese di nascita e britannico di adozione, docente fino al 1983 alla London School of Economics, tra i maggiori studiosi dell'economia dello sviluppo e, da buon liberista classico, convinto sostenitore del ruolo svolto dall'economia di mercato nel promuovere la crescita e il benessere nelle diverse aree mondiali.
I punti forti dell'analisi di Bauer stanno infatti nella critica radicale a quel terzomondismo che vede nella povertà del Sud del mondo un frutto della rapina da parte dei paesi occidentali colonialisti prima con gli eserciti e poi con le multinazionali. Se questo fosse vero, sottolinea Bauer «i paesi del Terzo mondo dovrebbero essere più poveri oggi di quanto non lo fossero prima di aver contatti con l'Occidente, ma in realtà le loro condizioni sono alquanto migliorate». E infatti «le società e le regioni materialmente più avanzate sono quelle con le quali l'Occidente ha i rapporti più vasti, numerosi e diversificati». È quindi solo un malcelato senso di colpa, unito alla pressione delle ideologie di derivazione marxista, quello che porta a credere che la ricchezza degli uni sia responsabile della povertà degli altri. Il gioco a somma zero è peraltro facilmente confutabile pensando alla capacità dei sistemi economici e dell'intelligenza umana di creare le condizioni per uno sviluppo anche e soprattutto qualitativo. E insieme riflettendo sul fatto che se si giudicano negativamente le politiche occidentali è opportuno mettere almeno sullo stesso piano le scelte dei paesi poveri che, per esempio, ostacolano i commerci con alti dazi alle esportazioni.
Senza dimenticare un altro luogo comune che Bauer contrasta con decisione: quello secondo cui l'aumento della popolazione sia un fattore di squilibrio e di povertà per la necessità di dividere tra un numero maggiore di persone le ricchezze prodotte. E allora, come spiega Amartya Sen nella prefazione al libro, «è necessario esaminare il problema della popolazione senza perdere di vista il fatto che è proprio la presenza e la creatività degli individui che fa di questo pianeta inerte l'ambiente vitale che conosciamo».
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