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L'educazione riesce non quando si applicano correttamente determinati modelli, ma quando l'educatore e l'educando si giocano in un libero coinvolgimento personale. Nell'incontro con la realtà l'educando sperimenta il rischio perché, pur percependo l'intrinseca positività della realtà stessa, può rimanere bloccato nell'aderirvi fino ad abbandonarsi allo scetticismo. Ma il rischio non è risparmiato neanche all'educatore che, nel comunicare all'educando è chiamato ad auto-esporsi, a testimoniare nella sua persona la bellezza dei valori che propone. Educa chi - come diceva Sant'Agostino - sa risvegliare «il maestro interiore». Ma per farlo occorre riconoscersi a propria volta figli di un maestro e di un padre, come rilevava Gilles Deleuze: «Maestro non è chi dice "fai così", ma chi dice "fai con me", in un rapporto anzitutto di testimonianza, e poi di fiducia, di libertà tra libertà e disciplina».
E di nuovo la luce cade sugli adulti: sono genitori ed educatori che, nel loro modo concreto di amare e di lavorare, testimoniano ai figli la verità della vita.
* Patriarca di Venezia
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