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La marginalizzazione dell'Europa è un fenomeno in corso da diverso tempo, anche se i suoi leader fingono che non sia così. Nicolas Sarkozy questa settimana ha provato di nuovo ad alzarsi in punta di piedi sforzandosi di farsi ascoltare. Il presidente francese vuole un altro vertice globale a novembre. Il problema è che l'instancabile attivismo dell'inquilino dell'Eliseo sembra essere diventato fine a se stesso.
E nemmeno Gordon Brown se la cava meglio. In primavera rivendicava un ruolo di primo piano nella battaglia contro la crisi finanziaria. Quando la minaccia dell'Apocalisse economica è sbiadita, anche Brown ha perso smalto. Questa settimana il premier inglese, sotto assedio, è stato impegnato a contestare i titoli di giornale che sostenevano che Obama lo aveva snobbato.
L'invisibile Angela Merkel può dire di essere stata distratta dalle elezioni che si terranno in Germania domenica. Ma la cancelliera porta avanti da tempo una politica estera definibile come inerzia calcolata. Gli amici della Germania sperano che una vittoria elettorale possa spingere la Merkel a giocare un ruolo più creativo. Ma sono speranze, più che aspettative.
Di una visione europea della forma che assumeranno le cose non si vede praticamente traccia. Perfino per quel che riguarda i cambiamenti climatici, dove l'Unione europea è stata la prima a muoversi, la sua influenza rischia di venire messa in ombra dalle voci di un grande accordo fra Washington e Pechino. Con Obama gli europei hanno avuto il presidente americano che desideravano. Ma, più preoccupati di tenersi stretti il presente che di plasmare il futuro, non avevano pensato a che cosa avrebbero fatto dopo.
Mettiamo insieme tutte queste linee di tendenza ed ecco il nostro puzzle globale. Gli ottimisti vedranno nel nuovo realismo americano e nel cauto multilateralismo cinese il barlume di una possibilità di assemblare i pezzi di un nuovo ordine geopolitico. I pessimisti vedranno anche tante mani protese a cercare di scomporre il puzzle, oltre che mani intente a risolverlo. L'esito del vertice di Copenaghen fornirà un indizio importante su chi ha ragione e chi ha torto.