L'esperimento a cui si è sottoposto per anni Gordon Bell non è troppo dissimile a quel che ci accade ogni giorno. Camminando per strada, usando il bancomat, facendo la spesa con le carte-fedeltà, ci lasciamo dietro un sentiero di dati: da qualche parte c'è qualcuno che sa che stamattina passeggiavo in via Roma, che all'una ho comprato gli occhiali, che mi piace la birra belga e sono intollerante al lattosio. Solo che lui se l'è autoinflitto, per amore dell'innovazione.
Bell, 75 anni, registra digitalmente ogni cosa della sua vecchiaia – dalle lettere che riceve agli scontrini del bar – affidando ai bit il lavoro anticamente svolto dai neuroni.
Certamente utile a chi si trovasse ad aver bisogno di un alibi, la digitalizzazione della vita quotidiana ha tuttavia un sacco di controindicazioni. La perdita accidentale dei dati causerebbe un crollo emotivo dei neuroni, forse nel frattempo atrofizzati. Al che, si potrà sempre sopperire con un backup, una copia di sicurezza della propria esistenza. Ma la perdita della privacy sarebbe totale. E definitiva.