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CASO GOLDMAN SACHS / La difesa: i clienti non erano certo degli sprovveduti

di Gianfilippo Cuneo

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Martedí 27 Aprile 2010

La stampa ha dato ampio risalto alle accuse mosse dalla Sec a Goldman Sachs; l'accusa principale è di aver venduto nel 2006 a due investitori finanziari, la banca Ikb e Aca Capital Management, dei prodotti strutturati collegati all'andamento dei prezzi delle case, pur sapendo che altri investitori e in particolare Paulson & Co avevano scommesso sulla diminuzione dei prezzi. In altre parole, i titoli venduti sarebbero stati bacati, o in termini più tecnici, la probabilità che i sottoscrittori dei titoli guadagnassero era di gran lunga inferiore alla probabilità che perdessero.
Alla difesa di Goldman non è stato dato lo stesso rilievo dell'accusa. Il sentimento popolare è contro le grandi banche d'affari, particolarmente negli Usa e nell'amministrazione democratica, per cui i processi in piazza sono visti come un modo per aumentare il consenso politico di chi governa. Fra gli addetti ai lavori, però, le accuse della Sec sembrano un po' speciose; vediamo i fatti noti.

Quando si crea un titolo sintetico, chi compra pensa di guadagnarci, ma anche chi vende lo pensa. Goldman ha strutturato un titolo per conto di Paulson (un importante hedge fund) che scommetteva sul fatto che la bolla immobiliare americana era giunta sul punto di scoppiare. Goldman ha quindi venduto i titoli per circa 1 miliardo di dollari alle due istituzioni finanziarie che invece facevano la scommessa opposta.
Venditori e compratori sono istituzioni abituati a fare transazioni di miliardi e quindi si presuppone che ciascuno abbia le competenze per sapere cosa sta facendo; infatti, lo status di istituzione finanziaria esenta le transazioni fra questi soggetti dall'essere sottoposte ai controlli pubblici che invece sono previsti per quando viene coinvolto l'investitore della strada.

Sembra quindi un po' strano che la Sec accusi Goldman di non aver dichiarato ai compratori che c'era qualcuno più preparato di loro che faceva la scommessa opposta; forse che i compratori immaginavano di comprare titoli emessi da un benefattore che avrebbe perso mentre loro avrebbero guadagnato?
Sembra inoltre che Goldman avesse sì guadagnato una commissione di 15 milioni di dollari pagata da Paulson per strutturare e vendere il prodotto, ma pare addirittura che per rendere credibile la transazione avesse dovuto comprarne per 90 milioni di dollari, che a posteriori si sono rivelati carta straccia.

Non sono Ikb e Aca che hanno fatto causa a Goldman perché avrebbero dovuto ammettere prima di tutto la propria incompetenza; lo ha fatto la Sec, ma con quali argomentazioni?
Prima argomentazione: «Carenza di documentazione».
In realtà ogni titolo viene accompagnato da un prospetto informativo; per quanto la lista di rischi sia solitamente di molte pagine, si può sempre affermare che manca qualcosa, ma gli investitori qualificati dovrebbero saper apprezzare un titolo e non leggono mai tutte quelle frasi (migliaia) che sono trasferite con il copia-incolla da un prospetto all'altro.

Seconda argomentazione: «Non è stato dichiarato chi era la controparte dei titoli in vendita»
In realtà, Goldman era la controparte e non era tenuta a dichiarare chi in realtà vendeva o controgarantiva, come è prassi normale.
Terza argomentazione: «Un giovane dipendente di Goldman si è vantato di esser capace di strutturare prodotti oscuri e di prevedere il collasso del mercato».

Se i prodotti oscuri vengono comprati da investitori teoricamente esperti il brillante arrogante ha fatto il suo mestiere; se qualcuno è davvero capace di prevedere i mercati dovrebbe invece esser assunto direttamente dal governo.
Insomma, ci sono tutte le premesse per catalogare la storia come un gran polverone; che però ha fatto perdere parecchi punti percentuali alla capitalizzazione di Goldman e qualche migliaio di miliardi alle Borse.

Martedí 27 Aprile 2010
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