E venne la volta delle case automobilistiche. Dopo le aziende elettriche, il settore dei servizi energetici, le società siderurgiche e quelle che producono caffè, il presidente del Venezuela Hugo Chavez ha deciso di occuparsi del settore automobilistico. L'accusa rivolta ai grandi gruppi internazionali, Toyota in testa ma anche Gm e Chrysler-Fiat, è di non produrre vetture per le aree rurali e soprattutto di non utilizzare nel paese le tecnologie di cui sono in possesso. È partita così una campagna contro il settore. La prima a farne le spese sarà Toyota: il ministro del Commercio ha il mandato di eseguire ispezioni nello stabilimento della casa nipponica e, qualora la produzione non fosse conforme alle indicazioni del governo, si potrebbe procedere all'esproprio. Produttori giapponesi e americani potrebbero così essere sostituiti da cinesi o russi, secondo le indicazioni di Chavez. Al di là della possibilità reale di coinvolgere altri costruttori negli impianti venezualani, non è affatto da sottovalutare la minaccia del presidente Chavez, che nei suoi dieci anni in carica ha dimostrato di non scherzare su certe scelte di politica economica.