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LA MANO VISIBILE / La portabilità dimezzata del telefonino

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27 dicembre 2009


Fiaba di Natale: un signore (che esiste realmente) incontra un suo amico che sta smanettando su due cellulari contemporaneamente. Il signore dice all'amico: «Certo che tu sei proprio esaurito». «Ma no, ma no – replica l'amico sorridendo – ho due abbonamenti con due piani tariffari diversi e, a seconda del destinatario dell'sms, pago una cifra diversa e quindi sto ottimizzando». «Non ho capito molto, mio caro, ma non ti converrebbe fare un bell'abbonamento unico scegliendo di volta in volta chi fa le offerte migliori? Con la portabilità dei numeri ormai cambiare gestore è un gioco da ragazzi».
«Eh vecchio mio, la vita si fa più dura per noi consumatori smaliziati. Fino a qualche tempo fa, quando recedevo da un contratto con l'operatore Pippo e gli comunicavo il nome dell'operatore Pluto verso il quale volevo venisse assegnato il mio numero, subito Pippo chiamava e mi chiedeva perché me ne andavo. Semplice, rispondevo io, perché Pluto fa un'offerta migliore. Allora Pippo prontamente mi comunicava che proprio perché ero io, cui la sua compagnia telefonica teneva così tanto e che ero il loro miglior cliente, beh, insomma mi applicavano le loro condizioni di favore speciali per i top client. Io rimanevo con Pippo felice e contento e pagavo sempre meno».
«E ora?», chiede incuriosito il signore. «Ora, invece l'Autorità per le comunicazioni impone d'effettuare il trasferimento da una compagnia telefonica a un'altra entro tre giorni ed è impossibile in così breve tempo organizzarsi per convincere l'abbonato a tornare indietro. Anzi, per l'utente c'è pure un divieto esplicito di ripensarci, una volta che ha espresso l'intenzione di cambiare. L'operatore "abbandonato" deve interrompere il servizio anche contro l'esplicita volontà del consumatore e in un caso recente si è persino impegnato a non contattare per nessun motivo il cliente che lo vuole lasciare. Pensa, anche se l'utente è moroso e non paga il canone, l'operatore non può rifiutargli il passaggio a un concorrente. Le truffe di coloro i quali sgattaiolano dagli obblighi di pagamento semplicemente cambiando gestore sono facilitate. È vero che si può sempre far causa, ma per alcune centinaia di euro conviene? E così gli abbonati onesti vedono ricaricati su di sé i costi dei furbi che traslocano».
«Aspetta, aspetta: tu mi vuoi dire che una possibilità che con tutta evidenza il consumatore può sfruttare a suo vantaggio, stimolando quindi la concorrenza tra operatori in un mercato che ha la più alta percentuale di passaggi da un gestore all'altro in tutta Europa (19 milioni dal 2002 al 2008) viene vietata dalla burocrazia di settore con norme tassative?».
«Beh, pensa che l'Agcom voleva pure abolire con regolamento la possibilità per le parti di prevedere un periodo di preavviso prima della data di effettività del recesso, ma almeno questa pretesa è stata bocciata dal Tar per eccesso di potere. Le associazioni dei consumatori, in particolare il Codacons, invece che arrabbiarsi hanno appoggiato in toto l'Autorità. Mah. Il fatto è che solo ora sempre più utenti si stanno rendendo conto di questi lacciuoli».
Morale della favola? Quando la pubblica autorità pretende di sostituirsi alla volontà delle parti in nome del mercato o del consumatore, spesso arreca danni all'uno e agli altri, perché non esiste un punto di vista privilegiato che consenta di sapere meglio, rispetto all'interazione di milioni di individui e imprese, che cosa è conveniente per loro. Lo stato non risolve i problemi, lo stato è il problema.

27 dicembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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