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NO COMMENT / La liquidità non inventa il coraggio

di Fabio Tamburini

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27 febbraio 2010

Il banchiere, un banchiere ben conosciuto, congiunge le mani come in preghiera e sospira: «Ci vorrebbe coraggio, un po' più di coraggio». La battuta si riferisce alle opportunità esistenti sul mercato che, dopo la grave crisi economica, offre occasioni interessanti alle aziende ricche di liquidità. Ma passare dal dire al fare, dallo studiare i dossier a realizzare le operazioni, non è affatto semplice, né scontato. Un vero peccato, perché si tratta di campagne acquisti che possono dare soddisfazioni adeguate. D'altra parte, come diceva Don Abbondio, «Il coraggio uno non se lo può dare». Così, forse per troppa prudenza, acquisizioni importanti rimangono sulla carta.

Ne sa qualcosa, per esempio, Mediobanca, che nelle ultime settimane è arrivata a un passo dal realizzare un paio di progetti davvero significativi. In entrambi i casi, tuttavia, la prudenza dei padri ha spinto i figli a soprassedere. Il primo episodio è stato quello della Ferrero di Alba, che è stata a un passo dallo scendere in campo per l'acquisto del gruppo dolciario inglese Cadbury. Poi, il 25 gennaio, ha annunciato ufficialmente che non avrebbe presentato alcuna offerta, lasciando mano libera alla Kraft.
Il secondo episodio riguarda Prysmian, una delle poche multinazionali con il centro di comando in Italia, che ha un azionariato in cerca di stabilità. Il 4 febbraio, con una vendita chiusa in tempi rapidi, la coreana Taihan electric wire ha ceduto poco meno del 10% della società, incassando quasi 350 milioni di euro. Pronto per passare di mano è anche il 16,8% controllato dai fondi della Goldman Sachs, l'azionista di riferimento attuale.

La tentazione della famiglia genovese dei Malacalza, forte nella siderurgia ma con diversificazioni di successo, è stata di fare il grande passo ed è stata coltivata per diversi mesi, come ha anticipato l'agenzia di stampa Radiocor. Alla fine, però, non è andata così. Al momento della decisione, con qualche rimpianto in Mediobanca, ha prevalso come per i Ferrero la prudenza. E il dossier Prysmian è stato archiviato. Non da Mediobanca che, un minuto dopo, si è rimessa al lavoro preparando il terreno per una cordata d'imprenditori.
Resta il fatto che, come dice il banchiere, servirebbe «un po' più di coraggio». D'altra parte è anche comprensibile la prudenza dei padri, che ha diverse spiegazioni. Prima di tutto campagne acquisti impegnative richiedono la capacità d'investire risorse manageriali adeguate ai nuovi impegni assunti. In secondo luogo il timore è che l'ultima, drammatica crisi non sia ancora del tutto superata e che la possibilità di ricadute, anche problematiche, risulti tutt'altro che remota. Infine le cronache sono piuttosto affollate d'imprenditori, e di famiglie imprenditoriali, che hanno osato troppo.

In particolare, nei periodi caratterizzati da tassi d'interesse bassi, come quelli offerti attualmente, la leva del debito permette di finanziare su ampia scala progetti impegnativi. I problemi arrivano dopo, quando scatta l'inversione di tendenza e il costo del denaro riprende a salire. Uno scenario su cui molti per i prossimi anni sono disposti a scommettere. La ragione è semplice. La crisi è stata superata con iniezioni massicce di liquidità ma, prima o poi, qualcuno dovrà pagarne il conto. Per questo la strada più rapida, e storicamente più percorsa, è proprio l'inflazione. Ecco perché c'è chi predica prudenza. Una prudenza che, viene detto, non è mai troppa.

27 febbraio 2010
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