Le prime domeniche anti-smog risalgono alla notte dei tempi. Inizio anni 90. Era necessario fermare le auto per abbassare le polveri sottili nei cieli delle città. Maledetta pioggia che non vieni giù e condensi nell'aria i fumi di settimane e settimane di traffico. Poi, fatte le misurazioni, si è scoperto che fermare le auto era un palliativo. Le polveri sottili scendevano in maniera infinitesimale e tutti a fare la danza della pioggia. Domani siamo all'ennesima domenica a piedi. Su iniziativa dei sindaci di Torino e Milano, Chiamparino e Moratti, si fermano 169 comuni nel Nord Italia. Nell'hinterland del capoluogo lombardo - con i sindaci leghisti in rivolta rispetto a Moratti - solo due comuni. Al lordo delle deroghe, per inciso infinite, passeggeranno forzatamente otto milioni di italiani. È un fatto dimostrativo, serve a sensibilizzare. Ma, la domanda sorge spontanea, dall'inizo degli anni 90 ad oggi, siamo ancora agli atti dimostrativi? Vent'anni sono lunghi da passare, diceva la famosa canzone. Evidentemente non per chi si occupa dei problemi dell'inquinamento. Domenica a piedi, coscienza salva, smog invariato.