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LETTERA DA WALL STREET / Lasciate che Google sia Google

di Mario Platero

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27 febbraio 2010


Qualche settimana fa avevo chiuso un mio articolo su Google e la sua ideologia assolutista non diversa dai politburo cinesi (vedi Jaron Lanier) con uno slogan degli anni Ottanta: «Let Google be Google». Era in assonanza al titolo di un film del 1982, pre-caduta del regime sovietico, «Let Poland be Poland». Lasciate che la Polonia sia la Polonia. Fu appoggiato da Ronald Reagan e benedetto da Papa Giovanni Paolo II. Pochi anni dopo la Polonia fu liberata dal giogo sovietico. Anche le nuove frontiere economiche vengono conquistate soltanto per guardare più lontano. Per questo sono tra quelli amareggiati dalla sentenza contro certi executive Google emessa dal giudice del tribunale di Milano, Oscar Magi. Il filmato in discussione era stato rimosso due ore dopo le lamentele della polizia. Caso chiuso. Che senso ha una condanna a sei mesi? La legge per la privacy. E quella della logica? Per me la decisione è soggettiva. Magi ama provocare l'America. Fu lui a risparmiare agenti italiani invocando il segreto di Stato nel sequestro Abu Omar. Ma condannò l'agente della Cia Robert Seldon Lady, a otto anni di reclusione, per sequestro di persona. I governi misero tutto sotto il tappeto.
Ma il caso Google è finito in prima pagina dei giornali americani, confermando il peggiore luogo comune sull'Italia diffuso tra gli imprenditori americani che devono investire in Europa: considerano il nostro sistema giuridico inaffidabile per fare business. Processi lunghissimi, esiti imprevedibili, leggi che si contraddicono, abusi di potere, poche garanzie, interpretazioni soggettive. Dovendo investire, è meglio andare altrove. Ci sono molti problemi nella briglia sciolta di Internet. I giornali, per esempio, ne soffrono.
Potremmo discutere di concorrenza sleale, di eccessi monopolostico sulla pubblicità, di regolamentazione del copyright. Ma non chiedere le manette per dirigenti ignari per un filmato che girava sul sito. E, non dimentichiamolo, i giovani iraniani che vogliono la libertà chiedono: «Let Google be Google». La domanda vera è: Google guarda avanti o indietro? L'Italia aperta risponderà che guarda in avanti. Quella chiusa, che vuole guardare indietro, preferirà le manette.

27 febbraio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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