«Era un uomo coraggioso. Ci ha fornito informazioni precise grazie alle quali la polizia è stata in grado di portare al sicuro altri quattro italiani». Così il capo della polizia afghana - seguito dallo stesso presidente Karzai - ha reso omaggio ieri a Pietro Antonio Colazzo, il numero due dei servizi di sicurezza e informazione italiani in Afghanistan. Colazzo era al telefono con la polizia per dare informazioni sugli assalitori quando è stato centrato da una raffica. Faceva il suo lavoro. Con coraggio, ma anche con la normalità di chi semplicemente fa bene un mestiere difficile. Come prima di lui lo hanno fatto il sottufficiale del Sismi Lorenzo D'Auria, morto due anni fa nella provincia di Farah. E prima ancora Nicola Calipari in Iraq. Uomini normali, che rischiano per l'Italia e sanno di poter morire per questo. E come tali meritano il giusto omaggio del paese. Non fanfare e retorici riti di dolore, seguiti il giorno dopo dalla pigra diffidenza italica che vede solo trame oscure e servizi deviati. Solo la "normale" gratitudine e il "normale" riconoscimento per chi lavora per il proprio paese. Anche da qui passa una nuova cultura consapevole della sicurezza.