Alle urne senza indugi, accorpando l'elezione del sindaco di Bologna alle regionali del 27 e 28 marzo. Non ci sono molte altre strade per uscire dalla crisi aperta con le dimissioni del sindaco Flavio Delbono, travolto dal "Cinzia-gate". Ed è questa l'ipotesi a cui sta lavorando il ministro dell'Interno Maroni «se c'è l'accordo di tutti». Spostando di poco la scadenza entro cui i sindaci devono dimettersi (dal 21 al 30 gennaio, ad esempio) l'accorpamento sarebbe possibile: si eviterebbe così il commissariamento e la situazione di «bagnomaria» – come l'ha definita il leader del Pd Pier Luigi Bersani – per una grande e importante città. Si capisce la prudenza di Bersani, che pur essendo favorevole al voto anticipato parla di «problemi tecnici e costituzionali». Chiaro che per il Pd bolognese andare alle urne con lo scandalo vicino e le indagini in corso non sarebbe vantaggioso. Ma dignitoso sì. Ed esiste un precedente: nel febbraio 2008, al Viminale Amato e a Palazzo Chigi Prodi, un decreto consentì di votare per il nuovo sindaco di Roma – dal momento che Veltroni aveva lasciato la capitale per correre da premier – assieme alle politiche del 13 e 14 aprile.