La crisi economica e finanziaria dell'anno scorso ha sottolineato in che misura, dopo aver sperimentato la "globalizzazione delle opportunità", stiamo ora per affrontare la "globalizzazione dei problemi". È ovvio che il 2010 rappresenta un punto di svolta nella storia globale, e che la gestione del nostro futuro c'imporrà di farlo prima di tutto in un contesto specifico, quello di un riesame e di un ripensamento dei nostri valori, per rimodellare i nostri sistemi e rifondare le nostre istituzioni.
Uno dei requisiti fondamentali da tener presente nel ripensare al contesto complessivo dei nostri valori dovrebbe essere quello di non restare ancorati alla responsabilità sociale e alla sostenibilità ambientale, ma anche a una maggiore equità. Riprendere in considerazione i nostri valori è la premessa da cui partire per la necessaria riprogettazione dei nostri sistemi, che vanno adattati alle esigenze della società nel XXI secolo. Ripensare ai nostri valori e rimodellare i nostri sistemi porta a ricreare le nostre istituzioni, per renderle più proattive e strategiche, più inclusive e in grado di alimentare un maggiore coinvolgimento dei multistakeholder; di essere maggiormente in grado di riflettere le nuove strutture geopolitiche e geoeconomiche, e di prevedere responsabilità intergenerazionali.
Le materie prime con le quali dar vita al mondo post-crisi possono essere reperite nei nuovi concetti che si basano su un maggiore coinvolgimento della cittadinanza, su più forti partnership governative con protagonisti non statali. Se da un lato già esistono molte istituzioni che sono nelle migliori condizioni possibili per studiare da vicino i singoli aspetti delle sfide che il mondo dovrà affrontare, nessuna però ha il mandato di prendere in considerazione la situazione globale in modo integrato e olistico, e nessuna ha la portata di coloro che, avendo interessi e poste in gioco o essendo elettori, consentirebbero di portare a termine come si conviene un simile incarico.
È chiaro che ciò di cui il mondo ha più bisogno è integrazione, cooperazione. Non potremo mai far fronte alle sfide, se lo faremo da soli. Ciò è fattibile solo con il dialogo fra coloro che condividono la responsabilità di decidere l'agenda globale. Questo discorso è il punto di partenza per un processo decisionale illuminato. Il contributo che Davos, all'inizio di ogni anno, sa offrire al mondo è la piattaforma necessaria a instaurare un dialogo universale e autentico di questo tipo.
* Klaus Schwab è ceo del World Economic Forum
(Traduzione di Anna Bissanti)