Il futuro dell'euro passa dal fronte greco e dal fronte franco-tedesco, ovvero da come le scelte politiche nazionali ed europee possano essere compatibili con la difesa della stabilità della nostra moneta, compito della Bce.
Il rischio che scelte politiche nazionali miopi possano minare la valuta europea sta emergendo in tutta evidenza ora che il governo tedesco e quello francese hanno sostenuto l'opportunità di un intervento dell'Fmi a sostegno della Grecia, per aiutarla ad affrontare la sua grave crisi finanziaria ed economica. Tale intervento, al di là dello specifico disegno tecnico che andrebbe a sposare, rappresenterebbe il primo caso in cui un paese membro dell'Unione economica e monetaria è costretto a far ricorso all'intervento straordinario di sostegno da parte di un soggetto sovranazionale terzo. Il costo reputazionale per le istituzioni europee potrebbe essere molto alto. Più sono alti i costi reputazionali, più è a rischio la credibilità dell'euro come moneta stabile, in grado di difendere il potere d'acquisto dei cittadini europei. Da qui la contrarietà espressa dai massimi vertici della Bce a un simile intervento.
Le preoccupazioni della Bce sono fondate. Il non dimenticato Governatore della Banca d'Italia Paolo Baffi diceva che quando le relazioni economiche e sociali sono in uno stato di tensione, l'anello debole che rischia di spezzarsi è la moneta. Aggiungiamo che la ragione è semplice ed è sempre la stessa: la moneta può consentire al politico di occultare o posticipare – è lo stesso – i costi di politiche sbagliate.
Finora la storia dell'euro è una storia unica e di successo perché il disegno istituzionale della Bce ha ben funzionato. Il segreto di tale successo sta in due parole: specializzazione e indipendenza. In primo luogo, a partire dagli anni 80 la politica monetaria si è focalizzata, nel senso che si è dotata di un unico obiettivo – la stabilità monetaria – e di un unico strumento – il controllo via mercato della dinamica degli aggregati monetari e dei tassi d'interesse.
La politica monetaria ha smesso di avere una connotazione ambigua, con troppi obiettivi o con nessuno. La focalizzazione della politica monetaria ha proprio l'obiettivo di evitare che la moneta diventi l'anello debole: se il governo monetario non ha un solo e ben definito obiettivo, il rischio è che il politico riesca meglio ad occultare i costi che certe scelte di politica fiscale, oppure occupazionale, ovvero semplicemente – si fa per dire – elettorali o ideologiche hanno sui cittadini.
Al fine di tutelare la focalizzazione della politica monetaria, occorre che essa sia gestita da un'istituzione – la banca centrale - che sia specializzata e indipendente. Il disegno moderno di una banca centrale ha trovato la sua migliore realizzazione proprio nella Bce, nata nel momento in cui la stabilità monetaria era un valore dominante e prioritario per tutte le classi politiche che aderirono all'Unione.
Ma gli orientamenti delle classi politiche o dei loro elettori possono cambiare. Per cui può accadere che i politici greci, anche perché protetti dal robusto ombrello dell'euro, abbiano trovato conveniente e senza costi far esplodere la loro indisciplina fiscale, e che ora cerchino la soluzione di salvataggio che minimizzi il proprio costo politico presente. Ma può anche accadere che i politici tedeschi e francesi – solo loro? - rischino di sottostimare i danni che, verosimilmente in un orizzonte più lungo di quello legato alle proprie scadenze elettorali, scelte sbagliate in tema di politiche di salvataggio della Grecia possono provocare all'architettura europea e alla stabilità dell'euro.
Per cui gli interessi di breve periodo dei politici finiscono inevitabilmente per contrapporsi alla visione di chi istituzionalmente tutela la stabilità di lungo periodo della moneta europea. È in situazioni come queste che risalta l'importanza di un'architettura istituzionale che prescrive la specializzazione della Bce e la sua indipendenza dai governi, compreso quello greco e quello tedesco. La tassa da inflazione è da sempre quella che piace di più ai politici, soprattutto se altri sono i problemi macroeconomici che appaiono più urgenti. Non è un caso che siano aumentati gli attacchi all'indipendenza della banca centrale. Non è un caso che si voglia ridurre anche la specializzazione della banca centrale, aumentando il perimetro dei suoi poteri anche alla vigilanza. Non è un caso che ad ascoltare l'audizione di Trichet al parlamento europeo ci siano stati giovedì non più di venti deputati.