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IDEE / Processiamo le cicale greche non le formiche tedesche

di Alberto Alesina e Roberto Perotti

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27 marzo 2010

Il salvataggio della Grecia è il frutto di un accordo tra Francia e Germania; il governo dell'Unione e tutti gli altri governi nazionali hanno avuto un ruolo marginale. È sorprendente? No: senza Francia e Germania nulla si muove in Eurolandia. È scandaloso, come in tanti si sono affrettati a sottolineare? No, anzi, in questo momento è un bene che l'Europa dell'euro sia governata dalla Germania e non dalle istituzioni europee. Angela Merkel deve rispondere ai suoi elettori dei miliardi che chiede loro per salvare governi irresponsabili, i commissari europei solo indirettamente. Dal punto di vista del cittadino europeo, è dunque meglio essere governati dalla Merkel.

Diciamo la verità: se proprio si doveva salvare la Grecia - e di questo non siamo totalmente convinti - l'esito che si sta prospettando è ragionevole. Bene si è fatto ad abbandonare il pregiudizio secondo cui un intervento del Fondo monetario internazionale sarebbe stato un imbarazzo per gli europei. E visto come funzionano le istituzioni che già esistono, che senso avrebbe avuto affidarsi a un Fondo monetario europeo, che comunque avrebbe potuto operare solo con i soldi della Germania?

Da quanto si capisce, la Merkel avrebbe anche avuto un ruolo sostanziale nell'assicurarsi che l'intervento dell'Fmi sia effettivamente penalizzante per la Grecia, e la costringa ad assumersi una dose da cavallo di rigore fiscale. Solo così si può minimizzare il rischio di azzardo morale, cioè il rischio che tutti si diano alla finanza allegra perché tanto al momento buono qualcuno ti salverà. Pochi altri leader europei hanno insistito sulla necessità di massimo rigore per la Grecia, in parte per un malinteso senso di solidarietà, ma in parte, sospettiamo, anche per prepararsi il terreno nel caso tocchi al loro paese in futuro. Così facendo, però, questi leader hanno reso un pessimo servizio a tutti i cittadini europei.

Naturalmente il piano di intervento non ha risolto tutti i problemi, e contiene ancora qualche ambiguità di fondo, che verrà alla luce in futuro. Esso si basa su «interventi bilaterali e volontari», ma cosa succederà se qualcuno si tirerà indietro? Inoltre i finanziamenti dovrebbero essere concessi a tassi non di favore, ma allora che differenza ci sarebbe con il prestito di una banca? Comunque lo si voglia chiamare, un salvataggio deve avere una componente di sussidio.
Però il piano mette un punto fermo, per ora, a un problema di fondo che avrebbe dovuto essere chiarissimo: c'è un paese che dall'oggi al domani ha rivelato ai suoi creditori di avere un disavanzo di "soli" 8 punti di Pil maggiore di quanto aveva dichiarato, che manda in pensione a 50 anni e che si lamenta se qualcuno vende il suo debito pubblico, chiamandolo speculatore.
Incredibilmente, però, in queste settimane gran parte del dibattito europeo su questo problema si è trasformato in un processo alla Germania, colpevole di non volersi fare carico del problema, e ai mercati finanziari, colpevoli di chiedere un premio per il rischio a un paese così inaffidabile e sull'orlo dell baratro.

Cosa c'è di strano se il governo di Berlino vuole procedere con cautela nello spendere i soldi dei propri contribuenti? E quale altro paese si è fatto generosamente avanti? E cosa c'è di strano o di immorale se i tassi di un paese sull'orlo della bancarotta aumentano di tre punti percentuali rispetto a quelli tedeschi? Quando i bond argentini incorporavano premi per il rischio ben superiori, le maggiori banche italiane non hanno avuto nessuna remora a venderli a migliaia di ignari cittadini. Dove erano i moralisti quando le nostre banche e i nostri risparmiatori hanno a lungo beneficiato delle difficoltà argentine (salvo poi ovviamente protestare quando l'Argentina ha dichiarato bancarotta e l'acquolina in bocca si è trasformata in bile)?

Una cosa che ci dovrebbe avere insegnato questa vicenda è che gli speculatori non operano contro la Svizzera o la Norvegia: questi paesi non cadono sotto gli attacchi della speculazione, o se avviene sono gli speculatori che ci rimettono. Il parallelo con quanto stiamo imparando su Lehman Brothers è istruttivo. Nel settembre 2008 molti (incluso, ovviamente, il Ceo di Lehman Dick Fuld) accusavano gli speculatori di voler far cadere Lehman, e con essa il sistema finanziario e il mondo, per il proprio immorale tornaconto. L'inchiesta resa pubblica in questi giorni ha rivelato che gli speculatori avevano visto giusto: Lehman aveva truccato i conti per mostrare una leva finanziaria molto inferiore a quella effettiva. Se c'era una grande istituzione finanziaria che doveva fallire, forse era proprio Lehman.

Si discute molto se proibire pratiche speculative come i Cds "nudi", che secondo una interpretazione (invero poco plausibile) avrebbero peggiorato la crisi greca. Ci possono essere argomenti per proibire questi derivati finanziari, ma gli speculatori hanno mille altri strumenti per scommettere contro la Grecia. Pensare che un paese governato in questo modo possa non pagare nessuna conseguenza se solo si riesce a zittire gli speculatori, è pura follia demagogica. Ed è molto pericoloso per il messaggio che trasmette. Far pagare alle formiche i bagordi delle cicale, e per giunta mettere sotto processo le formiche, sembra veramente un po' troppo.

27 marzo 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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