a buona metà dei differenziali in termini di disponibilità e costo del credito tra Sud e Centro-Nord è spiegata dal maggior peso dell'economia sommersa. È una debolezza strutturale del sistema produttivo ancora più accentuata della media nazionale, già preoccupante. Sono dati emersi dal convegno sul Mezzogiorno ieri in Banca d'Italia, l'ultimo anello di una lunga serie di analisi promosse dalla nostra banca centrale. E non basta. La rimanente metà del divario è spiegata da fattori legati alla legalità, come le differenze di efficienza nel funzionamento dei tribunali (anche in questo caso lontane da una media nazionale molto al di sotto di quella dei paesi progrediti) e dei tassi di delinquenza. Inoltre, varie misure di incentivo finanziario, e in particolare quelle che offrivano contributi in conto capitale o in conto interessi o miravano a promuovere l'innovazione tecnologica, hanno avuto risultati effettivi complessivamente modesti. E, va aggiunto, hanno sicuramente comportato oneri amministrativi e favorito derive clientelari.
Questi risultati - sottolineati dal governatore Mario Draghi - vanno letti insieme a quelli precedenti che ci hanno da tempo dimostrato che il sistema finanziario meridionale è piombato venti anni fa in una crisi irreversibile figlia dell'assistenzialismo, del clientelismo e della corruzione politica. Il salvataggio operato dalle banche del Centro-Nord ha attenuato (ma non annullato) il costo per il contribuente e ha generalmente portato miglioramenti in termini di disponibilità di servizi bancari e di concorrenza.
In questo quadro, non è facile individuare gli interventi più efficaci. È ovvio che bisogna rifuggire dalla tentazione di pensare che, essendo i problemi di carattere strutturale, in campo finanziario non c'è più nulla da fare. Ma è anche evidente che interventi specifici sulla struttura dell'offerta di credito si preannunciano problematici: non sembra essere la mancanza di una banca radicata nel Mezzogiorno la causa fondamentale dei problemi.
Un nuovo soggetto che agisse – come deve agire – in posizione di parità concorrenziale con quelli già esistenti, incontrerebbe gli stessi vincoli a operare documentati da Banca d'Italia e difficilmente potrebbe adottare una politica creditizia capace di generare da sola impulsi positivi allo sviluppo. Come ha rilevato il Governatore, «nascono nel Sud tante nuove banche quante ne nascono nel resto dell'Italia, tenuto conto dei pesi economici relativi». Come ha affermato Ivan Lo Bello (Il Sole 24 Ore del 25 novembre) il Sud ha bisogno di un progetto di vasto respiro che affronti i problemi di fondo, spezzando finalmente i vincoli perversi tra economia assistita e criminalità che sono «il serbatoio che alimenta la zona grigia delle collusioni e delle convenienze». Questo vale anche per il sistema finanziario. Non esiste più una divisione netta tra economia sommersa (parte della quale controllata dalla criminalità) e l'economia legale. La prima soffoca la seconda, le sottrae risorse e inevitabilmente rischia di piegarla alle sue regole, anziché a quelle dello stato e del mercato.
In una situazione in cui esistono condizionamenti negativi così pesanti, l'intervento pubblico in campo finanziario dovrebbe mirare a sollevare tutti i soggetti da una parte del maggior "rischio ambientale", ad esempio sotto forma di garanzie pubbliche. E poiché in questo momento le banche hanno anche consistenti vincoli di liquidità, la garanzia potrebbe essere fornita su titoli emessi a fronte di specifiche operazioni di cartolarizzazione. Suggerimenti in tal senso sono già stati proposti (con riferimento ai problemi finanziari delle piccole e medie imprese dell'intero paese) sia da Draghi che dal presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Sarebbe del tutto logico prevedere per le regioni del Mezzogiorno un regime di garanzie rafforzato per tener conto del divario di rischio. Potrebbe anche essere questo il modo per finanziare iniziative a più vasto respiro capaci di coinvolgere molti piccoli e medi operatori di un distretto industriale o turistico. Si potrebbero così generare esternalità positive e dunque compensare in qualche modo la maggior debolezza della società locale.
Lo schema si adatta anche ad iniziative legate alla lotta alla criminalità. È bello trovare sugli scaffali del supermercato il vino che ricorda il sacrificio di Peppino Impastato, sapendo che è prodotto sulle terre strappate alla mafia. Se potessimo comprare in banca anche un titolo che assicura un flusso di capitali stabili a iniziative di questo tipo, magari con il sostegno di una parziale garanzia statale, sarebbe forse un passo in avanti per la finanza del Mezzogiorno. Anzi, centopassi, come il film di Giordana e quel vino che scalda il cuore.