Una bolla immobiliare con pochi uguali al mondo. Un uso scriteriato della leva finanziaria. L'aspettativa che, se lo cose fossero andate male, qualcuno sarebbe accorso al salvataggio. Nella vicenda Dubai World, che ha chiesto una moratoria ai suoi creditori, ci sono tutti gli ingredienti che hanno portato alla più ampia crisi finanziaria mondiale. In qualche caso, amplificati. A chiunque visitasse Dubai, gli eccessi avrebbero dovuto balzare agli occhi. Così come a chi osservava gli eccessi della finanza globale. In entrambi i casi, si è preferito ignorarli, perché «fin che la musica suona, bisogna ballare», come diceva il ceo di Citigroup prima della crisi, Chuck Prince. E soprattutto, in quel giro di ballo, c'era da far soldi a palate. Ora la musica si è fermata, anche a Dubai. Nell'ultimo anno, governi e banche centrali hanno faticosamente stabilizzato il sistema internazionale e forse il rischio di contagio dall'emirato è contenuto. Ma Dubai dimostra che le scosse di assestamento della crisi sono destinate a continuare.