Le aziende di minori dimensioni restano l'ossatura produttiva del paese. Ne costituiscono la spina dorsale e le ramificazioni territoriali. Sono schiacciate da lungo tempo ormai, le microimprese, tra l'incudine della recessione e il martello dell'asfissia creditizia e fiscale. Hanno di fronte una pubblica amministrazione che non mantiene mai impegni e scadenze, e che non agevola investimenti e progetti di sviluppo. E così nel profondo del tessuto degli operatori economici serpeggiano sfiducia e incertezza in accoppiata a un indomito desiderio di andare avanti. Non mancano diffuse manifestazioni di orgoglio misto a denunce e proteste per uno scenario critico. Si susseguono incontri, eventi e riunioni in cui emerge magmatico il disappunto della microitalia, come nel caso della manifestazione «Le imprese che resistono-day». Per far sentire forte e chiara la propria voce occorre però che la linea della resistenza venga organizzata all'interno di una strategia di ampio respiro e di lungo periodo con obiettivi larghi e condivisi, raccordati con un programma-paese. Altrimenti si presta il fianco a chi intende solo cavalcare un'onda che a lungo andare si stempera nel riflusso.